Di Gianluca Filippi
NAPOLI. Supera i cinque milioni e 581 mila euro il sequestro preventivo che i Finanzieri del Comando Provinciale di Napoli hanno eseguito oggi nei confronti di quattro società di capitali operanti nell’hinterland partenopeo, provvedimento disposto dal GIP del Tribunale di Nola che giunge al termine d’una complessa indagine avviata nel 2021 nel settore del contrasto all’evasione fiscale.
A far piena luce sui fatti sono stati i Finanzieri della Compagnia di Casalnuovo di Napoli, i quali hanno ricostruito tutto il sistema frodatorio escogitato dagli indagati che si esplicava su importazioni dall’estero di vari componenti come batterie, cavi elettrici, articoli per fumatori e rullini fotografici.
Prodotti sui quali veniva omesso il previsto versamento dell’IVA.
Per appurare interamente i fatti sono state necessarie accurate indagini e attente analisi di natura finanziaria le quali, unite alle informazioni testimoniali rese dalle persone interrogate dagli investigatori, hanno restituito agli inquirenti un quadro probatorio più che delineato al cui centro compaiono le tre società “cartiere” della zona (ovvero compagini costituite solo sulla carta ma di fatto inesistenti).
Alle “cartiere” in questione vengono, infatti, imputate importazioni di merci effettuate in completa evasione dell’IVA, circostanza questa che gli ha consentito di rivendere (sottocosto) le stesse merci ad una quarta società che a sua volta le cedeva ai consumatori finali, causando cosi una sleale concorrenza con le altre imprese e un’inevitabile alterazione degli equilibri di mercato
Il descritto meccanismo fraudolento è noto agli investigatori economico-finanziari come “frode carosello” e per gli inquirenti è stato messo in atto proprio dai quattro rappresentanti legali delle società coinvolte nelle indagini, ora accusati per i reati di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti che hanno anche comportato un’evasione plurimilionaria in danno dell’Erario.
In relazione a ciò, la competente Autorità Giudiziaria ha, dunque, commisurato il sequestro in parola per un valore pari all’IVA evasa da ciascuna delle società finte nell’indagine, prevedendo al contempo – in caso d’indisponibilità di denaro in capo alle citate compagini societarie – il sequestro di beni personali o comunque riconducibili a ciascuno degli indagati.
A finire sotto i sigilli del Tribunale sono, dunque, stati così tre fabbricati, quattro terreni, cinque lingotti d’oro da investimento, un orologio di considerevole valore e denaro contante.
Giova in ogni caso specificare come il provvedimento cautelare intervenga nella fase delle indagini preliminari e sia basato su imputazioni da confermare, per tale motivo la responsabilità penale degli indagati soggiace ancora alla presunzione di non colpevolezza che permarrà a loro garanzia sino ad eventuale e irrevocabile sentenza di condanna.
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