Di Gianluca Filippi
PALERMO. È il più ingente sequestro di cocaina mai compiuto in Italia, nonché tra i più rilevanti a livello mondiale, giunto al termine di un’eccezionale operazione antidroga portata a termine dai Finanzieri del Comando Provinciale di Palermo – Nucleo Polizia Economico Finanziaria (PEF) con il fondamentale supporto della componente aeronavale del Corpo, e che al momento vede il fermo di cinque soggetti (un italiano, due tunisini un francese e un albanese) disposto dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.
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L’ATR 72 del GEA Guardia di Finanza che ha individuato le imbarcazioni dei trafficanti
L’intervento, di particolare complessità considerato l’ingentissimo valore del carico, ha richiesto l’impiego di numerosi mezzi aerei e navali – costieri e alturieri – del Comando Operativo Aeronavale (COAN) di Pratica di Mare e di quelli del Reparto Operativo Aeronavale (ROAN) di Palermo, che hanno operato a stretto contatto con gli investigatori del citato Nucleo PEF e sotto la costante direzione della DDA palermitana, per poi condurre la parte finale dell’operazione che ha interessato il tratto di mare a diverse miglia dalle coste dell’Agrigentino.
Una prima risolutiva svolta alle indagini era stata data alcuni giorni addietro da una segnalazione del II Reparto – Relazioni Internazionali – del Comando Generale Guardia di Finanza, con un aereo ATR 72 del COAN in ricognizione sopra il Canale di Sicilia il quale aveva rilevato sui sistemi di bordo una nave mercantile – di probabile interesse investigativo – battente bandiera della Repubblica di Palau, nonché l’avvicinamento al citato mercantile di un motopeschereccio in precedenza salpato dalle coste calabresi.
La circostanza, che per gli specialisti dell’antidroga forniva già più di qualche spunto operativo, richiedeva dunque l’approntamento di uno strutturato dispositivo aeromarittimo di Polizia, che a molte miglia dalla terraferma ha necessariamente previsto l’impiego degli aerei del Gruppo Esplorazione Aeromarittima (GEA), oltre che dei pattugliatori del Gruppo Aeronavale (GAN) di Messina.
Lo scenario operativo che si apprestava a materializzarsi non poteva che essere l’alto mare dove, in orario notturno, la “nave madre” (stazionante al limite delle acque territoriali italiane) era in attesa del peschereccio per un rapido trasbordo della droga.
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Uno dei pattugliatori d’altura della Guardia di Finanza impegnati durante l’operazione
Le avanzatissime apparecchiature di visione infrarossa installate sui velivoli della Guardia di Finanza, già dalle prime ore di mercoledì scorso, hanno infatti iniziato a rilevare lo spostamento di materiali sul ponte della “nave madre”, che di lì a poco vengono gettati in mare mentre il peschereccio italiano (che nel frattempo aveva disattivato il proprio sistema di localizzazione) fa rotta verso il punto prestabilito per recupere il preziosissimo carico galleggiante nell’acqua.
Ed è questo punto che il dispositivo approntato dalla Guardia di Finanza scatta con tutti gli uomini ed i mezzi a disposizione, consentendo di sottoporre a fermo il peschereccio nel volgere di poco tempo, proprio mentre il comandante aveva completato il recupero della droga e stava rientrando in acque italiane.
Ai team di abbordaggio delle Fiamme Gialle è dunque bastato poco per rivenire la droga, nel frattempo piazzata dietro una pannellatura montata proprio per celare l’ampio locale che la conteneva.
L’operazione non si concludeva qui giacché le unità navali Guardia di Finanza si sono lanciate all’inseguimento del suddetto mercantile che intanto, senza riuscirvi, stava cercando di riprendere il largo facendo rotta verso la Turchia.
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Gli specialisti del GICO di Palermo mentre smontano il pannello che celava il carico di cocaina
Il peschereccio è stato quindi condotto presso il porto di Porto Empedocle (Agrigento), mentre la “nave madre” con il suo equipaggio composto da 15 soggetti di nazionalità ucraina, turca e azera – sotto la scorta delle imbarcazioni del Corpo – è stata diretta verso il porto di Palermo.
Le oltre 5,3 tonnellate di cocaina sottoposte a sequestro erano destinate a rifornire l’intero mercato nazionale, con introiti che non è azzardato stimare in oltre 850 milioni di euro.
I soggetti sottoposti a fermo sono stati condotti presso la Casa Circondariale “Pagliarelli” di Palermo, dove tutt’ora si trovano a disposizione dell’Autorità Giudiziaria anche se i correlati provvedimenti di arresto, emessi sulla scorta degli elementi probatori sin qui affiorati, non pregiudicano la presunzione d’innocenza loro garantita fino ad intervenuta pronunzia di una sentenza irrevocabile di condanna.
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