Guardia di Finanza: a Pavia caporalato ed appalti truccati nel servizio di trasporto sanitario. Sequestrati beni per 5 milioni di euro ad una nota cooperativa del settore

Di Marco Lainati

Pavia. Indagine su un appalto da 11 milioni di euro aggiudicato da una cooperativa tra le più in vista nel suo settore, i cui vertici sono accusati di caporalato nonché di non aver ottemperato ai propri obblighi in materia di trasporti sanitari effettuati tramite ambulanze in piena emergenza pandemica.

Operazione anticaporalato a Pavia

È questa la scottante vicenda di cui si sono occupati i finanzieri del Comando Provinciale di Pavia, e che rappresenta la prosecuzione di un’analoga attività – coordinata dalla locale Procura della Repubblica – che già a marzo scorso portò all’arresto di 4 responsabili nonché a perquisizioni e sequestri di apparecchiature informatiche eseguiti in quattro regioni.

La prosecuzione di quel filone d’indagine ha però rivelato nuovi retroscena, nello specifico legati a turbative a seguito delle quali sono state accertate clamorose frodi nell’erogazione del predetto servizio di assistenza sanitaria.

In primo luogo con la presenza di “prestanome” posti ai vertici della cooperativa con il fine di “schermare” l’effettiva direzione aziendale assunta da un soggetto già condannato in via definitiva per il reato di turbata libertà degli incanti, per poi proseguire con il metodo – infallibile – utilizzato dai responsabili della stessa cooperativa, i quali riuscivano ad aggiudicarsi gli appalti proponendosi con offerte praticamente imbattibili ed addirittura sottoprezzo rispetto ai costi minimi che avrebbero dovuto sostenere per ottemperare ai loro obblighi contrattuali.

Come infatti documentato dalle indagini delle Fiamme Gialle pavesi, i quali sono ricorsi anche alle immagini filmate per fornire agli inquirenti un quadro probatorio oltremodo completo, tali prezzi erano resi possibili dallo sfruttamento ai cui erano sottoposti il volontari-lavoratori della cooperativa finita nelle indagini i quali, oltre ad essere retribuiti in misura nettamente inferiore a quanto stabilito dai contratti nazionali di categoria, erano sottoposti a turni massacranti (anche di 12 ore) nonché a consumare i pasti ed a riposare, quando possibile, nelle ambulanze stesse con buona pace delle esigenze di igiene nonché delle procedure di sterilizzazione che venivano completamente disattese nella stragrande maggioranza dei casi.

Non meno grave era poi la circostanza legata al numero delle ambulanze effettivamente impiegate nel servizio, risultato quantomeno esiguo in rapporto a quanto contrattualmente stabilito il che ha determinato forti disservizi nel trasporto di pazienti feriti e malati, con sensibili ritardi e prestazioni non fornite proprio per materiale indisponibilità di personale e di mezzi, ma anche di autorimesse per le ambulanze stesse che, nei momenti in cui non erano operative, venivano parcheggiate tranquillamente sulla pubblica strada alla stregua di un comune automezzo privato.

Come detto sopra, particolarmente allarmante era la situazione delle sanificazioni all’interno delle ambulanze stesse.

Al riguardo basti solo considerare il caso di un’ambulanza “attenzionata” dai finanzieri e che – in 20 giorni di lavoro e con 92 pazienti complessivamente trasportati – è stata sanificata in sole 4 occasioni, mentre ancor più significativo è stato il caso in cui ad un operatore sanitario è stato richiesto di trasportare un motore all’interno di un’ambulanza.

L’ambulanza sotto inchiesta

È dunque di tutta evidenza che tale “abbattimento” dei costi consentisse alla cooperativa in questione di presentarsi alle gare d’appalto con offerte imbattibili, ma a tutto discapito dei cittadini, dei suoi dipendenti nonché del Servizio Sanitario regionale.

Da rilevare anche come uno degli indagati, proprio a seguito del suo arresto, avesse rinunciato alla sua carica di direttore generale della cooperativa nominando al suo posto altri responsabili apparentemente integerrimi ma che, in realtà, si sono rivelati essere persone “di fiducia” degli indagati.

Al stato attuale, per poter comunque garantire il servizio con i mezzi e il personale effettivamente disponibile, il Tribunale di Pavia ha comunque provveduto a nominare un amministratore giudiziario che garantirà la continuazione e la corretta gestione delle attività di soccorso, mentre il GIP ha contestualmente disposto il sequestro preventivo dell’interno compendio aziendale (valore circa 5 milioni di euro), oltre al sequestro per equivalente di somme e disponibilità (circa 200 mila euro) in capo ai “caporali” implicati nella vicenda.

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