Guardia di Finanza, a Pavia scoperta maxi frode da oltre 100 milioni di euro nel settore dei prodotti petroliferi. Tredici arresti

Di Michele Toschi

Pavia. Non c’erano disinvolti “colletti bianchi” bensì persone considerate contigue al clan capitolino dei “Casamonica”, nonché a quello camorristico dei “Polverino”, dietro una maxi frode fiscale da 100 milioni di euro scoperta dai Finanzieri del Comando Provinciale di Pavia.

Operazione della GdF pavese contro le “frodi carosello”

La GdF pavese, dopo un anno di indagini dirette dalla locale Procura della Repubblica e condotte anche con la preziosa collaborazione degli agenti della Polizia Stradale e dei funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ha oggi arrestato 13 persone nonché sequestrato beni per circa 60 milioni di euro nelle disponibilità dei responsabili.

L’operazione delle Fiamme Gialle pavesi aveva preso avvio a gennaio 2019 dal costante controllo economico del territorio; controllo grazie al quale i militari della GDF avevano notato uno strano aumento di autocisterne aventi targa straniera sulle strade di loro competenza.

Avviate proprio al riguardo le relative indagini, condotte anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche, si è così giunti alla scoperta di un’articolata “frode carosello” perpetrata attraverso una rete di società “cartiere” (ovvero esistenti solo sulla carta) ed aventi sede fittizia in Repubblica Ceca, Cipro, Croazia, Romania e Slovenia, alle quali imputare false fatturazioni per un importo superiore ai 400 milioni di euro, mentre il prodotto petrolifero contrabbandato dall’organizzazione finiva invece in distributori stradali gestiti dall’organizzazione stessa in Piemonte, Veneto e Lombardia, chiaramente a prezzi molto più bassi rispetto a quelli correnti di mercato e con un danno economico che è facile da immaginare per gli operatori del settore che lavorano nelle stesse aree.

Le indagini della Guardia di Finanza di Pavia, inoltre, hanno permesso di svelare una sistematica falsificazione dei bilanci, realizzata con la collaborazione di un commercialista della zona anch’esso finito agli arresti, oltre che il mancato versamento delle imposte da parte delle società coinvolte nella frode le quali – essendo costituite solo cartolarmente – sparivano poi nel nulla senza corrispondere un solo euro all’Erario nazionale.

Il notevole flusso di denaro generato da questa attività criminale finiva poi per essere re-investito in altre attività illecite quali il pagamento in nero di stipendi e provvigioni varie, oppure utilizzato per acquistare beni di lusso come orologi dal valore superiore ai 100 mila euro, automobili di prestigio come Ferrari, Porsche e Lamborghini, oppure anche per vacanze da sogno a bordo di yacht noleggiati per 15 mila euro giornaliere.

Significative, proprio al riguardo, alcune conversazioni telefoniche intercettate dagli investigatori nelle quali i responsabili della frode si facevano tranquillamente beffe dell’IVA finita fraudolentemente nelle proprie tasche anziché in quelle dello Stato, oppure in quelle in cui si vantavano di bonifici bancari a molti zeri emessi proprio a fronte dell’acquisto di oggetti di gran lusso.

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