Guardia di Finanza: a Ragusa accordi illeciti tra società armatrici per il soccorso ed il trasbordo di migranti. Sequestrato un rimorchiatore

Di Mariateresa Levi

Ragusa. La vicenda trae origine da uno sbarco di migranti avvenuto il 12 settembre scorso nel porto di Pozzallo (Ragusa) allorquando il rimorchiatore “Mare Jonio” fece giungere a terra 27 cittadini extracomunitari soccorsi in mare aperto 37 giorni prima da un’imponente nave battente bandiera danese, quest’ultima impiegata per il trasporto di idrocarburi e di sostanze chimiche.

Un Pattugliatore d’altura della GDF

Quell’intervento di soccorso, tecnicamente identificato con l’acronimo SAR (Search and Rescue), era stato disposto dalle Autorità maltesi le quali, come normalmente avviene in questi casi ed in virtù dei trattati internazionali vigenti in materia, avevano incaricato il comandante della nave più vicina (in questo caso quella danese) di provvedere alla citata situazione di emergenza recuperando i 27 naufraghi, prima di trasbordarli successivamente sul citato rimorchiatore appartenente ad una società di armatori italiani.

Sin qui un intervento di soccorso e trasporto in porto sicuro come tanti, se non fosse che le successive indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Ragusa, unitamente agli agenti della locale Questura e con la preziosa collaborazione dei militari della Capitaneria di Porto, hanno portato alla scoperta di alcuni accordi illeciti che hanno oggi comportato il sequestro dell’imbarcazione e di diverse perquisizioni disposte dalla Procura della Repubblica ragusana.

Le indagini compiute dagli uomini della GDF e dalla Polizia di Stato, eseguite anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche, riscontri documentali e indagini finanziarie, hanno fatto emergere come il trasbordo dei migranti dalla petroliera danese al rimorchiatore “Mare Jonio” era avvenuto senza il preventivo raccordo tra le Autorità di Malta (competenti per l’evento SAR) e/o con quelle italiane, tutto ciò dietro l’apparente giustificazione derivante da una situazione emergenziale di natura sanitaria, formalmente documentata da un “report” stilato da un team di soccorritori irregolarmente imbarcati sullo stesso rimorchiatore.

Da quanto emerso nel corso dell’indagine, il trasbordo in questione era dunque avvenuto soltanto a seguito di un vero e proprio accordo commerciale intercorso tra le due diverse società armatrici, fattore questo che ha poi consentito alla società italiana di incassare un cospicuo corrispettivo in denaro per il “servizio” reso.

Proprio in base all’ampia ma precisa normativa nazionale ed internazionale di riferimento, la vicenda si è dunque caratterizzata da diversi elementi illeciti che l’Autorità Giudiziaria inquirente vuol portare completamente alla luce attraverso specifiche attività di polizia giudiziaria effettuate da stamani tra le città di Trieste, Venezia e Palermo (nonché in altre località site nelle Marche ed in Sicilia) e che sono volte alla ricerca di ogni elemento documentale utile a comprovare altri rapporti sullo stesso genere avvenuti tra le due compagini societarie oggetto dell’indagine, per quello che ha tutta l’aria di essere l’ennesimo mercimonio occulto realizzato sull’immigrazione clandestina.

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