Di Antonio Leone
Roma. Sono gravi e circostanziate le accuse che la Procura della Repubblica di Roma contesta nei confronti di un noto imprenditore umbro a capo di un importante gruppo attivo nel settore dell’istruzione e della formazione universitaria e di un suo collaboratore diretto, raggiunti stamani da un’ordinanza di custodia cautelare che i Finanzieri del Nucleo Speciale Polizia Valutaria (NSPV) hanno eseguito all’esito dell’operazione denominata “Tutoring”.

Le indagini della GDF
Gli odierni provvedimenti, disposti dal GIP del Tribunale di Roma ed ai quali si affianca un ingente sequestro patrimoniale, giungono al termine di una complessa indagine che gli specialisti del NSPV hanno condotto nei confronti dei due arrestati nonché di altri 6 indagati, ritenuti responsabili – a vario titolo – dei reati di bancarotta fraudolenta, auto-riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
L’attività investigativa in parola, più nel dettaglio, ha riguardato i fallimenti di due importanti società del settore, ritenute dagli inquirenti vere e proprie “bare fiscali”, le quali sono state portate ad una condizione di completo dissesto finanziario registrando un passivo complessivamente superiore ai 180 milioni di euro.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori delle Fiamme Gialle, il dominus dell’azienda, nel corso di diversi anni, avrebbe distratto asset societari nonché sfruttato importanti marchi attivi nel comparto dei servizi di istruzione e formazione universitaria eludendo, però, il versamento di cospicue imposte dovute all’Erario.
Il meccanismo evasivo messo a punto dal responsabile e dai suoi fiancheggiatori è in realtà piuttosto noto agli investigatori di polizia economico-finanziaria, e si basa sul ricorso a società (anche di diritto estero) che fungono da “scatole cinesi”, attraverso le quali mettere in atto complesse operazioni societarie anche di natura commerciale oltre che finanziaria.
Tra le azioni fraudolente portate alla luce dai Finanzieri, figurano infatti la creazione di una società fiduciaria con sede in Lussemburgo – formalmente intestata a terzi ma di fatto riconducibile agli indagati – per mezzo della quale era stata camuffata l’effettiva proprietà di immobili, di altri beni nonché di marchi sottratti ad imprese fallite, che venivano poi fatti confluire in un’ulteriore società funzionale alla frode fiscale escogitata dai responsabili ed anche questa sottoposta a sequestro.
A tale artifizio si univa poi la distrazione di ingenti somme di denaro da destinare a società controllate, ciò attraverso il collocamento di partecipazioni (successivamente svalutate) e la contestuale concessione di ripetuti finanziamenti (in favore del principale indagato, dei suoi familiari e di altre persone di sua fiducia) ma che non venivano mai restituiti.
Sulla base di precise risultanze probatorie sono cosi scaturiti gli odierni arresti domiciliari, ai quali si unisce una misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività d’impresa per 12 mesi che l’Autorità Giudiziaria ha disposto nei confronti di un soggetto depositario delle scritture contabili, nonché responsabile della gestione finanziaria di alcune aziende del gruppo.
Oltre allo stabile ove ha sede l’università telematica finita al centro dell’inchiesta, sono altresì finite sotto sequestro le quote societarie di un’importante società attiva nel medesimo settore, nonché altre disponibilità finanziarie per un valore complessivo che sfiora i 28 milioni di euro.
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