Di Antonella Casazza
TARANTO. Sono ventinove le persone (delle quali 26 in carcere e 3 agli arresti domiciliari) arrestate stamani dai finanzieri del Comando Provinciale di Taranto – Nucleo Polizia Economico Finanziaria (PEF) i quali, con il supporto dei colleghi del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (SCICO) nonché di quelli in forza ai Comandi Provinciali di Bari, Lecce, Taranto e Brindisi e della Sezione Aerea di Bari, hanno messo la parola fine alle attività condotte da un gruppo criminale nei confronti del quale vengono contestati i reati di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori, estorsione e detenzione illegale di armi.
Le indagini, che oltre ai citati arresti hanno altresì comportato un sequestro preventivo di beni del valore complessivo di circa 6 milioni e 400.000 euro, sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Lecce – Direzione Distrettuale Antimafia, consentendo agli investigatori della GDF jonica di svelare le attività illecite realizzate dal predetto gruppo nei territori dei comuni di Statte (Taranto) e di Crispiano (sempre in provincia di Taranto).
Stando ai riscontri probatori forniti agli inquirenti, gli indagati finiti agli arresti – tra il 2020 e il 2021 – avrebbero fatto parte di un’organizzazione armata di tipo mafioso che si sarebbe resa responsabile di numerosi episodi connessi ad un illecito scambio elettorale politico-mafioso, a cui si aggiunge la cessione di partite di stupefacenti, la detenzione di armi, l’intestazione fittizia di beni a “prestanome”, nonché l’esecuzione di attività estorsive, di “spedizioni punitive” e finanche di attentati incendiari.
Alcuni indagati avrebbero dunque esercitato un vero e proprio “controllo del territorio” attraverso il presunto condizionamento delle elezioni amministrative tenutesi a Statte ad ottobre del 2021. In tale circostanza sarebbe infatti emerso come uno degli indagati, avvalendosi di fiancheggiatori di sua fiducia, si sarebbe concretamente adoperato nella raccolta di voti in favore di alcuni candidati (oggi importanti amministratori del Comune) ricevendo in cambio somme di denaro, buoni pasto e schede carburanti, nonché l’impegno a favorire la concessione di autorizzazioni e di commesse pubbliche da rilasciare ad imprese compiacenti.
Alla suddetta “raccolta” avrebbe contribuito anche un dirigente amministrativo di una società di servizi tarantina, il quale, sempre avvalendosi di “fiduciari”, avrebbe interessato uno degli stessi arrestati affinché reperisse preferenze elettorali in cambio dell’assunzione nella stessa azienda.
Al fine di eludere la sempre possibile applicazione di misure di prevenzione patrimoniali, alcuni indagati sarebbero inoltre ricorsi ai classici “prestanome” in capo ai quali intestare la fittizia titolarità di imprese, oltre che di beni mobili e immobili ubicati a Taranto ed a Statte.
Da rilevare inoltre come, a seguito di precedenti attività d’indagine condotte nei confronti di alcuni degli arrestati, i finanzieri del Nucleo PEF tarantino avessero già sottoposto a sequestro ingenti quantità di sostanze stupefacenti (hashish e cocaina), somme in contanti per oltre 50.000 euro e diversi orologi Rolex di notevole valore.
Contestualmente agli arresti sono stati inoltre sottoposti a sequestro “per sproporzione” appartamenti, locali commerciali e box, nonché quote societarie e compendi aziendali di imprese attive nel commercio di automobili ed in quello dei prodotti ortofrutticoli, la cui provenienza sarebbe da ricondurre ai proventi derivanti da attività illecite.
Resta comunque inteso che, per il principio della presunzione d’innocenza costituzionalmente previsto e garantito, la responsabilità delle persone sottoposte a indagini non potrà essere dichiarata anticipatamente ad una eventuale e definitiva sentenza di condanna che ne accerti le rispettive responsabilità.
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