Di Fabio Mattei
Torino. Contraffazione, frode in commercio, reati ambientali e ricettazione.
Sono questi i reati che la Guardia di Finanza di Torino ha contestato ad un imprenditore di San Gillio, un piccolo comune sito nell’hinterland del capoluogo piemontese, responsabile di una fabbrica clandestina nella quale venivano riprodotte parti di ricambio per autovetture “vintage” di una nota casa automobilistica italiana.

Operazione della GdF contro la contraffazione di pezzi di ricambio per auto
Non è stato semplice per i militari delle Fiamme Gialle giungere alla scoperta dell’opificio, atteso che lo stesso era stato ricavato all’interno di uno stabile apparentemente abbandonato, sito in una zona di campagna e nel quale si poteva accedere soltanto da un piccolo ingresso defilato.
Ma quel che i Finanzieri hanno rinvenuto all’interno di un posto così ameno ha sorpreso gli stessi operatori i quali difficilmente avrebbero immaginato di trovarsi di fronte ad una “factory dell’autoricambio falso” attrezzata a dovere per produrre ed assemblare parti ormai introvabili, per di più con un’ampia clientela sparsa tra Piemonte, Lombardia, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Sicilia.
La produzione era in grado di soddisfare numerosi ordini giornalieri ai quali la fabbrica riusciva a far fronte grazie ad appositi macchinari ed una manodopera specializzata, il tutto alla completa insaputa della casa automobilistica proprietaria del marchio.
All’interno della fabbrica era stata ricavata persino un’officina (anche questa del tutto abusiva), nella quale i ricambi illecitamente riprodotti potevano essere montati direttamente sulle vetture che ne abbisognavano.
Una ricchezza ed una vastità produttiva che gli uomini della GdF hanno direttamente costatato, sottoponendo a sequestro 15 mila ricambi falsi completi del loro packaging, unitamente a circa 1.000 parti di motori e 24 macchinari di diverso tipo utilizzati per la produzione.
Anche l’area (di circa 1.500 metri quadrati) è stata sottoposta a sequestro, considerato che all’interno della stessa erano stati altresì ammassati numerosi scarti di lavorazione mai smaltiti, e con coperture dell’immobile realizzate in composto di cemento ed amianto.
Per il principale responsabile della produzione, un cinquantenne della zona, è dunque scattata la denuncia per contraffazione e ricettazione, mentre ai suoi dipendenti – che peraltro lavoravano “in nero” – sono state comminate le previste sanzioni per inottemperanza alle attuali disposizioni contenute nel decreto governativo anti COVID-19.
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