Guardia di Finanza: a Torino tentano di piazzare titoli cambiari falsi aventi un valore nominale di 40 miliardi in dollari USA. Arrestati due truffatori

Di Dario Gravina

Torino. Una cifra dalle proporzioni persino difficili da immaginare, ma che dà comunque la misura del tentativo di truffa messo in atto da due stranieri (un cittadino spagnolo ed un venezuelano), arrestati dai finanzieri del Comando Provinciale di Torino – Gruppo Pronto Impiego perché ritenuti responsabili di aver cercato di piazzare cambiali estere false aventi un valore nominale complessivamente ammontante a 40 miliardi di dollari americani.

L’operazione della GDF a Torino

L’obiettivo prescelto era un noto istituto di credito nazionale, al quale si erano rivolti per negoziare una delle quattro maxi-cambiali estere da loro detenute (successivamente risultate false) da 10 miliardi di dollari USA ciascuna, aventi l’intestazione “International Bill of Exchange”, asseritamente poste a garanzia d’un finanziamento di rilevantissime proporzioni e che, secondo quanto raccontato due soggetti, era funzionale alla realizzazione di diversi importanti impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili.

Le indagini hanno visto il loro avvio da Pinerolo (Torino) località nella quale i truffatori in questione avevano l’intenzione di negoziare almeno uno dei loro maxi-titoli di credito falsificati, peraltro millantando ai loro interlocutori un’inesistente accreditamento presso la Corte Internazionale di Giustizia che ha sede a L’Aja (Paesi Bassi).

Avuta notizia della poco chiara circostanza, i militari della GDF torinese hanno così messo in moto le relative attività d’indagine eseguendo tutti gli accertamenti ed i riscontri del caso, i cui esiti sono stati tempestivamente comunicati all’Autorità Giudiziaria.

Proprio sulla base di quanto rivelato dai finanzieri, l’Autorità Giudiziaria inquirente ha dunque ha emesso un parallelo decreto di perquisizione che ha consentito di rinvenire e sequestrare le quattro cambiali false detenute dai truffatori in questione e che, come accennato sopra, avevano (sulla carta) un valore di 40.000.000.000 in “U.S. dollars”, oltre a telefoni e PC in uso ai due sui quali gli investigatori hanno rintracciato un gran quantità di corrispondenza telematica attualmente sottoposta ad ulteriori approfondimenti.

Un tentativo di truffa senz’altro “ardito”, non solo per gli importi che lo caratterizzavano, ma per il quale lo spagnolo ed il venezuelano sottoposti ad arresto si erano premuniti di creare degli appositi “credits” come quello di indicare, nelle vesti di traente, nientemeno che l’International Court of Justice – della quale avevano messo in bella mostra il sigillo – nonché realizzando un sito Internet “gemello abusivo” del sito istituzionale che avevano poi artificiosamente collegato a quello del citato Organismo internazionale di giustizia delle Nazioni Unite, con il chiaro scopo d’ingannare gli eventuali interessati circa l’autenticità della negoziazione finanziaria proposta.

Punto di partenza di tutta la vicenda è risultata essere la Turchia, nazione dalla quale i due soggetti provenivano e dove avevano reperito documenti d’identità falsi grazie ai quali avrebbero reso assai difficile il loro riconoscimento e dunque il rintraccio una volta scoperta la truffa.

Alla luce di tali risultanze probatorie, al GIP del Tribunale di Torino non è dunque restato che emettere l’anzidetta misura cautelare in carcere, che ora vede detenuti i due con l’accusa di tentata truffa, ricettazione nonché fabbricazione di documenti di riconoscimento falsi.

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