Di Armando Modesto
Treviso. L’idea era buona, ovvero trasferire circa 4 milioni e 200 mila euro su conti correnti accesi presso filiali di istituti di credito con sedi in Svizzera e nel Principato di Monaco, dunque nei cosiddetti “Paradisi fiscali”, ma la manovra illecita non è comunque sfuggita ai finanzieri del Comando Provinciale di Treviso che sono comunque riusciti ad individuarli.
Gli artefici della vicenda sono due imprenditori della zona rispettivamente operanti nei settori metalmeccanico e dell’arredamento per uffici, ma che sono finiti nelle rete dei controlli della GDF trevigiana e grazie alla quale è stato così possibile ricostruire, avvalendosi anche dei canali di cooperazione amministrativa esteri (assicurati questi dal II Reparto – “Relazioni Internazionali” del Comando Generale del Corpo), l’entità delle somme che i due evasori hanno trasferito all’estero guardandosi bene dal dichiararli al Fisco italiano.
Sulla vicenda è peraltro significativo notare come i conti correnti su cui erano finiti i soldi sfuggiti a tassazione non fossero intestati a due citati imprenditori bensì a soggetti giuridici interposti, appositamente creati in Paesi offshore con l’intento di calare un vero e proprio “schermo” tra gli effettivi titolari di quelle consistenti somme rendendo così molto più difficile la loro individuazione.
Gli elementi acquisiti dagli investigatori della GDF hanno però permesso di ricondurre in maniera inconfutabile – e proprio ai due imprenditori trevigiani – le somme presenti su rapporti bancari esteri, e di sottoporle a tassazione in Italia ai fini delle imposte sui redditi e dell’imposta sul valore aggiunto (IVA), consentendo così il loro recupero per quasi 2 milioni di euro.
Le stesse indagini, peraltro connotate da un elevato livello di tecnicità visto il difficile contesto in cui si sono svolte, hanno peraltro rivelato come i due responsabili di tale condotta evasiva – ambedue stabilmente residenti nel territorio dello Stato – si siano avvalsi di un’organizzazione criminale a carattere transnazionale specializzata nell’attività abusiva di raccolta del risparmio a beneficio di banche svizzere, e che gli ha dunque permesso di trasferire agevolmente tutti quei soldi in Paesi a “fiscalità privilegiata”.
L’operazione delle Fiamme Gialle trevigiane, oltre a preservare l’Erario nazionale da tali azioni fraudolente attuate allo scopo di far finire in territori esteri i proventi di attività imprenditoriali realizzate in Italia (e che come tali sono soggette all’imposizione fiscale italiana), ha dunque puntato a reprimere una chiara violazione della normativa nazionale sul monitoraggio fiscale, il cui dettato impone di segnalare all’Amministrazione Finanziaria ogni ricchezza detenuta all’estero ma che i due soggetti in questione, evidentemente, avevano completamente omesso per ottenere indebiti risparmi d’imposta.
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