Guardia di Finanza: a Treviso sventato un tentativo di estorsione da 350 mila euro e sequestrata una Lamborghini da corsa

TREVISO.  Trecentocinquantamila euro, a tanto sarebbe ammontato l’importo dell’estorsione bloccata dai finanzieri del Comando Provinciale di Treviso che stava per colpire un imprenditore della zona, finito poi con la denuncia di due soggetti nonché con il sequestro di un’autovettura da corsa.

 

La Lamborrghini da corsa sequestrata dala GDF di Treviso

L’oggetto della tentata estorsione era proprio la costosa macchina, di proprietà della società amministrata dalla vittima ma che i due indagati stavano indebitamente “trattenendo” fin quando non avrebbero ottenuto soddisfazione alla loro pretesa finanziaria.

Sono stati i militari del locale Gruppo GDF ad indagare sulla strana vicenda sotto il coordinamento della Procura della Repubblica trevigiana, alla quale sono stati forniti tutti gli elementi che hanno poi consentito al GIP del Tribunale di emettere un decreto di sequestro preventivo dell’auto da corsa oggetto del contendere (una Lamborghini Huracan GT3), ponendo così fine al tentativo di estorsione che si stava ormai protraendo da mesi.

È stato l’amministratore delegato di un’azienda del Trevigiano ad attivare i finanzieri attraverso una querela, sporta dopo aver acquistato la suddetta auto sportiva e averla affidata – in base a un contratto di sponsorizzazione – ad una scuderia automobilistica.

Al termine del suddetto rapporto contrattuale, anziché riottenere il veicolo da corsa, al proprietario è stato invece richiesto il pagamento d’una serie di fatture – emesse fuori dai termini contrattuali – dalla stessa scuderia per un importo vicino al valore d’acquisto (circa 350 mila euro).

Sulla base di quanto dichiarato sono così scattate le indagini, successivamente sostanziatesi in alcune perquisizioni eseguite tra le province di Padova e Verona, controlli incrociati, accertamenti bancari e l’acquisizione di diverse testimonianze, fin quando si è risaliti all’ubicazione dell’autovettura che era stata intanto “parcheggiata” in un capannone sito in provincia di Padova.

Nel contempo gli investigatori hanno scoperto come le fatture emesse dalla scuderia riguardassero operazioni economiche inesistenti, dunque emesse con il fine di tentare un’estorsione ai danni dell’imprenditore, il quale solo versando la citata somma avrebbe potuto riottenere la sua Lamborghini il cui sequestro, peraltro, è stato confermato dal Tribunale del Riesame di Treviso.

Per i due soggetti ritenuti al centro delle indagini si profila ora un procedimento penale nel quale saranno prossimamente chiamati a rispondere del reato di tentata estorsione in concorso, anche se per gli stessi indagati vige il principio della presunzione d’innocenza e che permarrà tale finché non saranno stati riconosciuti colpevoli da un’irrevocabile sentenza di condanna.

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