Guardia di Finanza: a Vicenza: sequestrate 134 mila mascherine “FFP2” non conformi. Denunciato un amministratore di società

Di Marco Lainati

Vicenza. Le mascherine facciali di tipo “FFP2” sono state indicate come dispositivo di protezione individuale (DPI) “strategico” nel contenimento dei contagi da virus COVID-19, e per questo il suo uso è prescritto in diverse situazioni di assembramento, prime fra tutte quelle che avvengono sui mezzi pubblici.

Sequestro di DPI per l’emergenza Coronavirus

Tale necessità ha fatto sì che la domanda sul mercato di questi DPI aumentasse repentinamente, così come la presenza di chi è pronto ad approfittare della circostanza vendendo ad ignari cittadini prodotti non rispondenti alla attuali normative sanitarie, la cui difesa dagli agenti patogeni diviene dunque pressoché nulla o quantomeno fortemente limitata.

Nulla di nuovo per i Reparti della Guardia di Finanza che, sin dall’inizio dell’emergenza pandemica, hanno già fatto finire sotto i sigilli dell’Autorità Giudiziaria diversi milioni di questi prodotti, anche se era lecito aspettarsi un nuovo imminente sequestro che – pur non particolarmente rilevante nelle sue dimensioni – sembra comunque dare l’avvio una nuova serie di analoghe attività.

Sono stati stavolta i finanzieri del Comando Provinciale di Vicenza ad eseguire un intervento, con conseguente sequestro probatorio d’urgenza, di 134 mila mascherine facciali monouso appartenenti alla suddetta categoria poiché recanti un’etichettatura ingannevole.

Il servizio è stato innescato da una una segnalazione partita dal Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza, a seguito del quale le fiamme gialle della Compagnia di Schio (Vicenza) sono accedute all’interno della sede operativa di una società di capitali della zona rinvenendovi il quantitativo di mascherine di cui sopra classificate come “FFP2”, sulle quali venivano riscontrate diverse violazioni alla normativa in materia di requisiti di sicurezza.

Gli stessi DPI, infatti, oltre a non recare informazioni obbligatorie come quelle che si riferiscono al Regolamento dell’Unione europea n. 425/2016 che attiene proprio questi dispositivi, non erano accompagnati dalla dichiarazione di conformità UE che avrebbe dovuto invece esibire la società importatrice, mentre sulla loro etichetta non compariva il marchio “NR” (acronimo di Non Riutilizzabile) il che indica come le stesse non possano essere utilizzabili oltre le 8 ore.

Da rilevare nella medesima circostanza – a fronte del preciso limite temporale sopra indicato – come i fabbricanti avessero invece riportato sulle etichette la dicitura “non indossare per più di 12 ore”, propinando in tal modo agli utilizzatori un’indicazione chiaramente ingannevole che li avrebbe portati ad utilizzare le stesse mascherine per un tempo eccedente rispetto a quello massimo previsto, con tutte le eventuali conseguenze del caso.

Il valore commerciale all’ingrosso della suddetta partita di mascherine sfiora i 47 mila euro anche se, una volta giunte alla vendita al dettaglio a prezzo unitario “calmierato”, il loro valore avrebbe superato i 100.000 euro.

Al termine dei controlli l’amministratore della società presso la quale sono state rinvenute le mascherine in argomento è stato è stato segnalato alla Procura della Repubblica di Vicenza, alla quale si trova ora a dover rispondere per frode nell’esercizio del commercio e commercio di DPI non conformi ai requisiti essenziali di sicurezza, mentre la stessa società da lui amministrata è stata parimenti oggetto di segnalazione per responsabilità amministrativa derivante dalla commissione del reato di cui sopra.

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