Guardia di Finanza: ad Ancona operazione “Sing Money”, contestate sanzioni per 33 mln. di euro in materia di antiriciclaggio e denunciati 2 agenti di money transfer

Di Pierluca Cassano                                                   

ANCONA. È connotata da numeri a molti zeri l’operazione antiriciclaggio che i finanzieri del Comando provinciale di Ancona hanno concluso nei confronti di due agenti “money transfer” (entrambi denunciati), con parallela contestazione di 272 violazioni amministrative a 236 clienti e relative sanzioni che, nel loro massimo edittale, complessivamente raggiungono i 33 milioni di euro.

La sede del Nucleo PEF della Guardia di Finanza di Ancona

Per giungere a tale risultato gli investigatori della GDF anconetana hanno dovuto passare al setaccio oltre 25 mila operazioni di invio denaro, che hanno riguardato un volume monetario superiore agli 8 milioni di euro.

Un’attività molto impegnativa dunque, ma che ha permesso agli specialisti del locale Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria (PEF) d’individuare numerose operazioni di frazionamento (tecnicamente definite “smurfing”), uno stratagemma messo in atto per non “allertare” le Forze di Polizia al riguardo di possibili attività di riciclaggio di denaro sporco, come anche di finanziamento in favore di gruppi terroristici.

Secondo le Fiamme Gialle operanti, i due agenti del money transfer finito al centro dell’indagine avevano acquisito dai loro oltre 200 clienti (peraltro negli stessi giorni nonché in un ristretto arco temporale contenuto – al massimo – in una settimana), conferimenti di denaro contante per cifre che non superavano mai la soglia massima consentita dalla normativa di settore e che è stabilita in 999,99 euro.

Sempre secondo quanto accertato dagli investigatori della GDF, si trattava di provviste monetarie da trasferire di un singolo beneficiario, ma anche di più persone, andando ad utilizzare contemporaneamente i circuiti finanziari degli istituti di pagamento nazionali e comunitari, attraverso i quali potevano operare in qualità di mandatari, nonché sfruttando fraudolentemente l’identità di soggetti terzi successivamente risultati estranei alle operazioni.

Tale “modus operandi” – chiaramente irregolare – è così costato ai due agenti in questione una denuncia alla locale Procura della Repubblica, verso la quale dovranno ora fornire chiare spiegazioni sul perché non abbiano puntualmente rispettato l’obbligo di “adeguata verifica della clientela”; obbligo che la specifica normativa antiriciclaggio prevede in capo a queste particolari attività.

Per gli inquirenti l’ipotesi investigativa più probabile è che i due denunciati abbiano utilizzato dati e informazioni non veritiere, allo scopo di consentire ai loro clienti trasferimenti di denaro sopra-soglia verso Paesi esteri, fermo restando che nessuna responsabilità penale possa essergli al momento addebitata sin quando nei loro confronti non sia intervenuta una eventuale, e irrevocabile, sentenza di condanna.

Sulla vicenda vale la pena di ricordare come il monitoraggio dei flussi finanziari costituisca un efficace metodo per l’individuazione di capitali aventi origine illecita, che è altresì in grado di prevenire e contrastare l’insidiosissimo fenomeno del riciclaggio.

Uno dei fenomeni che caratterizzano i multiformi aspetti della criminalità finanziaria, che ha la capacità d’inquinare interi settori dell’economia legale oltreché di alterare, assai pesantemente, le condizioni di libera ma corretta concorrenza.

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