Guardia di Finanza: Aosta, bloccate al traforo del Monte Bianco 23 tonnellate di pistacchio di origine incerta ma dirette nella patria di questo frutto tutelato da marchio DOP. Indagini in corso

Di Consuelo Chiara Maria Sortino

Aosta. Sembrava un normale carico di derrate alimentari in entrata dal traforo del Monte Bianco, ma quando i finanzieri del Gruppo di Aosta, nel controllare i documenti di accompagnamento, si sono accorti che quelli erano pistacchi diretti ad un’azienda di Bronte (CT) hanno bloccato il carico costituito da 23 tonnellate di questi particolari frutti.

La predetta località siciliana è infatti la patria del c.d. “oro verde”, che poi costituisce una delle eccellenze agricole e alimentari italiane, tant’è che il “Pistacchio di Bronte” viene tutelato da denominazione d’origine protetta (DOP), rappresentando per quel territorio una risorsa economica non secondaria che dà lavoro ad una ventina di aziende agricole le quali, al fine di garantirne gli elevati standard qualitativi, per la sua coltivazione debbono osservare i rigidi disciplinari previsti per i marchi DOP.

Il campo d’impiego del “Pistacchio di Bronte” spazia così dall’alta cucina fino alla pasticceria tipica siciliana, ed il fatto che le 23 tonnellate di prodotto bloccate dalla GDF aostana provenissero dal Lussemburgo – e che nell’etichettatura non fosse neppure riportato il paese d’origine – ha messo in allarme i militari operanti nel fondato sospetto che la questione si potesse tramutare in una delle tante frodi alimentari in danno dei consumatori nonché del “Made in Italy”.

GDF – stemma Comando Territoriale Aosta

Alla luce delle risultanze emerse, l’Autorità Giudiziaria ha dunque disposto che la merce proseguisse il suo viaggio fino a destinazione, affidandola però in giudiziale custodia ad un rappresentante della società brontese.

L’ipotesi di reato è infatti quella di vendita di prodotti industriali con segni mendaci, per questo sono stati avviati i necessari accertamenti finalizzati a ricostruire l’intera filiera di commercializzazione del prodotto ed accertare se questo venisse venduto spacciandolo per il citato frutto a denominazione d’origine protetta.

La Guardia di Finanza è infatti massicciamente presente in ogni spazio come in ogni linea di vigilanza doganale, ed i compiti affidatigli in questo delicato settore d’intervento permettono alle fiamme gialle di scoprire numerose frodi correlate proprio all’importazione di merci, che poi vengono subdolamente etichettate come prodotte nel Belpaese nonostante poco o nulla abbiano a che fare con l’ingegno e la qualità italiana; fattore questo che poi determina ingenti danni per la ns. economia nonché per l’immagine stessa dell’imprenditoria nazionale.

Al riguardo basti considerare come nel 2020 – nel solo contrasto agli illeciti doganali – siano stati eseguiti 40.000 interventi finalizzati a ricostruire la filiera distributiva delle merci illecitamente introdotte sul territorio nazionale.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Autore