Guardia di Finanza: azione di contrasto al lavoro nero nel settore agricolo, individuate oltre 450 posizioni irregolari ed elevate sanzioni per 480 mila euro

Di Valentina Giambastiani             

LATINA. Non c’è solo la lotta al fenomeno del caporalato nell’azione di servizio che la Guardia di Finanza solitamente conduce in un settore produttivo fondamentale per l’economia nazionale come senz’altro è quello dell’agricoltura, bensì anche quella di continuo contrasto al c.d. “lavoro nero” e “irregolare”, come testimonia l’ultima attività condotta dai finanzieri del Comando provinciale di Latina.

I controlli della GDF di Latina presso le aziende agricole

A tal riguardo le Fiamme Gialle del capoluogo pontino hanno avviato alcune attività ispettive finalizzate non soltanto al recupero di quanto illecitamente sottratto alle casse dell’Erario, ma anche alla prevenzione e repressione di condotte illecite commesse ai danni di braccianti, talvolta assoggettati a condizioni inaccettabili, retribuite in maniera assolutamente iniqua e con prestazioni orarie non contemplate dalla normativa giuslavoristica.

Protagonisti nelle ispezioni, che hanno interessato quattro aziende attive nel settore agroalimentare site tra le cittadine di Sabaudia (Latina) e Terracina (Latina), sono stati i finanzieri in forza al locale Nucleo Polizia Economico Finanziaria (PEF) affiancati dai colleghi della Tenenza di Sabaudia, i quali hanno prima acquisito e poi analizzato tutta la documentazione contabile ed extracontabile relativa alla gestione delle società, ponendo una particolare attenzione ai rapporti lavorativi dei quali si stavano avvalendo.

Nel corso di questi riscontri i finanzieri operanti hanno dunque identificato tutti i lavoratori presenti nelle aziende in questione (prevalentemente quelli di nazionalità indiana, cingalese e nordafricana), nonché acquisito – anche dagli stessi lavoratori – informazioni riguardanti l’effettiva natura del rapporto di dipendenza con le aziende in questione, le caratteristiche delle prestazioni svolte nonché le relative condizioni lavorative.

All’esito delle ispezioni è così emerso come – nel solo 2020 – siano state oltre 450 le posizioni lavorative ritenute irregolari, poiché attinenti a lavoratori impiegati dai titolari delle aziende per volume complessivo di ore/lavoro settimanali ben al di sopra dei limiti imposti dalla normativa di settore oltre che dai contratti di categoria.

A tale (irregolare) quadro di situazione si è poi aggiunta la preclusione dei riposi settimanali nonché la corresponsione di retribuzioni “fuori busta”, il che consentiva agli stessi titolari di ottenere un indebito vantaggio fiscale.

Nei confronti delle imprese risultate non in regola, sono state così elevate sanzioni amministrative per un importo complessivo che supera i 480 mila euro.

A margine della vicenda è senz’altro opportuno evidenziare come queste particolari attività di polizia economico-finanziaria, oltre a garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori e gli obblighi verso l’Erario dello Stato, tutelino altresì l’interesse delle aziende e degli imprenditori che lavorano nel rispetto delle regole, i quali hanno tutti i diritti di essere preservati da simili gestioni aziendali che poi si rivelano essere delle vere e proprie forme di sleale concorrenza.

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