Guardia di Finanza: bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, agli arresti l’ex Presidente della Reggina Calcio

Di Massimo Giardinieri

CATANIA. Bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, sono queste le accuse che hanno condotto agli arresti domiciliari L.C., rappresentante legale d’una importante società di multiservizi – attualmente in liquidazione – nonché ex Presidente della Reggina Calcio, nei confronti del quale il GIP del Tribunale di Catania ha altresì disposto un sequestro preventivo di beni per circa un milione e 590 mila euro, a cui si aggiunge il divieto di esercitare l’attività imprenditoriale per un anno.

Il provvedimento giudiziario in parola è stato richiesto dalla Procura della Repubblica catanese all’esito di specifiche indagini condotte dai Finanzieri del locale Comando Provinciale – Nucleo Polizia Economico Finanziaria (PEF), i quali hanno fatto piena luce sul conto di due società precedentemente attive nel settore dei servizi alle imprese e nella fornitura di lavoro interinale.

Gli investigatori della Guardia di Finanza di Catania al lavoro

Sulla base di quanto fatto emergere dagli investigatori delle Fiamme Gialle l’imprenditore, in qualità di rappresentante legale e amministratore unico delle società fallite nel 2021, per eludere le legittime pretese dei suoi creditori e trattenere per sé parte del patrimonio societario, si sarebbe adoperato nella sottrazione e successiva distruzione delle scritture contabili impedendo così la ricostruzione dell’effettivo patrimonio oltre che del volume d’affari conseguito.

A queste azioni criminose è seguita poi la distrazione del complesso aziendale della sua primaria società di multiservizi in favore di una serie di imprese riconducibili allo stesso imprenditore, nonché di denaro per un importo complessivo pari a quello oggetto dell’odierno sequestro, determinando in tal modo il dissesto finanziario delle predette società per le quali è stato successivamente dichiarato il fallimento.

Un’autopattuglia della Guardia di Finanza

Secondo l’Autorità Giudiziaria inquirente, l’indagato non avrebbe proceduto al reintegro del capitale sociale (ormai azzerato) o alla messa in liquidazione con scioglimento delle società, andando verosimilmente da aggravarne la già pesante esposizione debitoria calcolata in oltre 70 milioni di euro.

Nella medesima vicenda si rileva inoltre il coinvolgimento altri tre indagati denunciati in stato di libertà per gli stessi reati di cui sopra anche se, allo stato attuale delle indagini ed in considerazione dell’attuale fase del procedimento che non ha ancora visto il pieno contraddittorio con le parti, vale per tutti i soggetti finiti nell’inchiesta la presunzione di non colpevolezza.

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