Di Dario Gravina
Bari. Un sistema corruttivo dove ad eseguire lavori pubblici era sempre la solita quanto ristretta cerchia di imprenditori, che chiaramente si spartivano gli appalti grazie a funzionari pubblici compiacenti, dagli stessi illegittimamente retribuiti con denaro oppure con smartphone e computer, ma anche con la realizzazione (gratis) di lavori edili presso le proprie dimore.
Sono questi gli elementi essenziali di una nuova vicenda di malaffare perpetrata ai danni della Pubblica Amministrazione, che i finanzieri del Comando Provinciale di Bari – Tenenza di Molfetta hanno scoperto al termine di una lunga indagine coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani e che stamani, nelle provincie di Bari, Barletta-Andria e Foggia, ha visto l’arresto di 16 responsabili (dei quali 10 ristretti in carcere e 6 sottoposti agli arresti domiciliari), tra i quali figurano un ex assessore ai lavori pubblici, una ex consigliera comunale, un funzionario del Comune di Molfetta nonché diversi imprenditori indagati per molteplici ipotesi di reato connesse alla corruzione ed altri illeciti di natura penale.
Le indagini delle fiamme gialle baresi, che i militari hanno condotto senza tralasciare ogni possibile fonte di prova ricorrendo per questo ad intercettazioni telefoniche, ambientali, appostamenti e pedinamenti, hanno infatti permesso di rivelare la fitta rete di accordi corruttivi esistente tra gli indagati e che ha fatto finire sotto la lente degli investigatori diversi appalti pubblici che il Comune di Molfetta aveva affidato per la riqualificazione di alcune piazze ed il rifacimento di diverse strade cittadine, la progettazione del teatro comunale, la messa in sicurezza di un ex cementificio, la ricostruzione di una scuola per l’infanzia, il restauro della biblioteca comunale nonché della “cittadella degli artisti” e finanche la realizzazione di un nuovo stadio di atletica leggera.

Autovettura della Guardia di Finanza
Si tratta dunque di una situazione ambientale che nel tempo ha visto l’investimento di molto denaro pubblico, una situazione di costante fermento realizzativo ma che ai responsabili della vicenda è apparsa come la classica “torta” da spartirsi esclusivamente tra di loro, con buona pace dell’imparzialità della Pubblica Amministrazione, della libera concorrenza tra le imprese ma anche dei primari interessi della collettività.
La sistematicità delle condotte criminose svelate dalle indagini è venuta fuori anche dalle modalità con cui venivano “retribuiti” i favori tra funzionari pubblici infedeli e gli imprenditori-corruttori (tutto puntualmente documentato nei video realizzati dai finanzieri); modalità improntate alla massima cautela dove l’imprenditore di turno saliva sulla macchina del funzionario compiacente e – senza pronunciare parola alcuna – lasciava nelle mani del complice la classica “bustarella” contente la somma di denaro pattuita, oppure avendo cura di inserirla con nonchalance nel vano portaoggetti.
Da notare come neppure le restrizioni imposte dal lockdown della primavera 2020 siano riuscite, seppur temporaneamente, ad interrompere tali illeciti.
Gli inconfutabili elementi probatori raccolti dagli investigatori della GDF barese, tra l’altro, hanno consentito all’Autorità Giudiziaria titolare delle indagini di iscrivere nel registro degli indagati 34 persone fisiche, alle quali si uniscono anche 7 persone giuridiche affidatarie dei suddetti appalti su cui pesa la responsabilità di non essersi dotate d’un modello organizzativo interno idoneo a prevenire la commissione di reati, così come disposto dal D.Lgs. n. 231/2001 che disciplina responsabilità amministrativa delle società e degli enti.
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