Guardia di Finanza: caporalato e sfruttamento di manodopera clandestina per note griffe di moda a Varese

Di Valentina Giambastiani             

VARESE. Un opificio con annessi spazi fatiscenti che venivano utilizzati come alloggi per gli operai è stato sottoposto a sequestro preventivo dai finanzieri del Comando Provinciale di Varese – Gruppo di Busto Arsizio. I finanzieri hanno portato alla luce l’ennesimo episodio di sfruttamento del lavoro, per di più realizzato all’interno di una struttura produttiva dove venivano realizzati capi d’abbigliamento di note griffe della moda al costo di 8 euro per unità (rivenduti poi al dettaglio fino a 400 euro).

La Guradia di Finanza durante l’operazione

Nell’opificio in questione, sito in una località del Varesotto, erano impiegati 12 cittadini cinesi e alla scoperta dell’intera vicenda i finanzieri bustesi sono arrivati valorizzando alcuni elementi informativi emersi dalla consultazione delle banche-dati in uso al Corpo, nonché grazie ad altre preziose indicazioni come quelle offerte dalla fatturazione elettronica obbligatoria, che rendono oggi possibili rapidi interventi ispettivi nei confronti di contribuenti caratterizzati da determinati elementi di rischio fiscale.

Proprio nel caso in cronaca i militari delle fiamme gialle hanno avviato un controllo nei confronti di tale impresa – peraltro attiva da appena tre mesi – e che come anticipato sopra era specializzata nella produzione di capi d’abbigliamento per conto di noti marchi dell’alta moda. Un’impresa che operava in violazione delle più elementari norme igienico-sanitarie, di quelle in materia di prevenzione degli incendi nonché sfruttando manodopera illecita e clandestina.

All’eccesso nell’opificio i finanzieri operanti hanno dapprima identificato gli operai presenti al suo interno nonché quelli che si trovavano nei locali-dormitori, tutti di nazionalità cinese alcuni dei quali privi del permesso di soggiorno, a cui si sono aggiunti lavoratori “in nero” nonché minorenni ivi alloggiati (quest’ultimi affidati ai servizi sociali del Comune di Samarate).

Completato lo sgombero del personale sono stati dunque svolti gli accertamenti tecnici da parte dei Vigili del Fuoco, della locale Agenzia di Tutela della Salute e dell’Ufficio Tecnico del Comune, al termine dei quali è stata accertata l’assenza di qualsivoglia titolo abilitativo e autorizzativo per lo svolgimento della citata attività d’impresa, ma anche dei requisiti minimi previsti per l’alloggiamento delle persone all’interno degli immobili.

Investigatore della GDF durante la consultazione di una banca-dati

Al termine delle citate attività il titolare della società è stato cosi denunciato alla Procura della Repubblica di Busto Arsizio per i reati di caporalato, sfruttamento ed ospitalità di manodopera clandestina, nonché per le gravi violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Deferito alla citata Autorità Giudiziaria anche il proprietario del capannone sequestrato, che si trova ora a rispondere delle irregolarità edilizie riscontrate nei locali oggetto di locazione (abusivismo edilizio nello specifico) data la presenza di locali-dormitorio non dichiarati.

Va opportunamente evidenziato come le citate misure giudiziarie siano state eseguite nella fase dell’indagine preliminare, per questo la presunzione d’innocenza degli indagati rimane imprescritta sino a compiuto accertamento delle responsabilità penali, che potranno essere dichiarate sono ad eventuale pronunciamento d’una sentenza irrevocabile di condanna.

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