Guardia di Finanza: Caserta, operazione “Money for nothing”. Le fiamme gialle e i Carabinieri indagano sugli affari del Clan dei Casalesi e scoprono un giro di riciclaggio di denaro sporco. Eseguiti 4 arresti e sequestrati beni per 15 mln. di euro.

Di Antonio Leone

Caserta. Continuano a venire alla luce i tentativi d’infiltrazione che la criminalità organizzata mette in atto per re-investire i propri capitali sporchi nel tessuto economico legale, ed un’ulteriore dimostrazione di questo insidiosissimo fenomeno è oggi rappresentata dall’operazione “Money for nothing” che i finanzieri del Comando Provinciale di Caserta e del Nucleo Speciale Polizia Valutaria di Roma hanno condotto in perfetta sinergia operativa con i Carabinieri del Comando Provinciale casertano.

Un’operazione lunga e complessa sviluppatasi attraverso un’ampia attività d’indagine che ha interessato il noto clan di camorra “Schiavone-Zagaria”, egemone nell’area di Caserta e provincia, nonché alcuni loro fiancheggiatori.

L’operazione, coordinata dalla Procura della Repubblica di Caserta – Direzione Distrettuale Antimafia, ha visto oggi l’esecuzione di 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere, nonché di 2 misure cautelari personali interdittive che l’Autorità Giudiziaria inquirente ha disposto nei confronti di altrettanti soggetti indagati – a vario titolo – per associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso in associazione mafiosa, turbativa d’asta, corruzione, abuso d’ufficio e riciclaggio di capitali illeciti; un cliché d’illeciti piuttosto comune in queste vicende e che per questa ha visto anche l’esecuzione di un sequestro preventivo da circa 15.000.000 di euro.

Controlli della Guardia di Finanza

I militari dell’Arma e delle Fiamme Gialle si sono suddivisi il lavoro in virtù delle loro specifiche competenze investigative e così, mentre i primi indagavano sui rapporti intercorrenti tra due imprenditori immobiliare ed il famigerato “Clan dei Casalesi”, gli uomini della GDF si concentravano invece sugli investimenti di un altro gruppo immobiliare amministrato da due cugini (ed anch’essi gravemente indiziati per concorso esterno in associazione mafiosa) i quali, forti della riconosciuta capacità intimidatrice dei malavitosi per i quali ne curavano gli interessi, anche grazie alla compiacenza di alcuni amministratori pubblici locali sono riusciti ad aggiudicarsi importanti appalti in “Terra di lavoro”, per di più qualificandosi come veri e propri “portavoce” di Nicola Schiavone (figlio del noto boss Francesco – alias “Sandokan”), nonché assicurando un fattivo sostegno elettorale per le compagini politiche locali loro conniventi.

Su tale scenario si è così sviluppata l’azione degli investigatori della GDF, i quali hanno ricostruito per intero il patrimonio illecitamente accumulato negli ultimi 20 anni dagli indagati, la cui titolarità veniva ripartita tra i componenti dei propri nuclei familiari e società a loro riconducibili, consentendo così l’esatta individuazione di tali ricchezze e l’adozione delle conseguenti misure cautelari previste dalla normativa antimafia.

Nei confronti dei due cugini costruttori, in particolare, è stata eseguita un’accurata indagine economico-patrimoniale che i finanzieri hanno avviato anche attraverso la valorizzazione di segnalazioni riferite a segnalazioni per operazioni sospette generate dal sistema anti-riciclaggio, sfocianti oggi nel sequestro multimilionario di cui sopra riguardante due complessi aziendali nonché le relative quote societarie.

Invischiati nella medesima vicenda anche un ingegnere (responsabile pro-tempore dell’Ufficio Tecnico del Comune di Capua), nonché un funzionario di banca che aveva lavorato presso una filiale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), in capo ai quali gli inquirenti contestano rispettivamente il reato di turbata libertà e corruzione, nonché quello di riciclaggio per aver agevolato trasferimenti di denaro contante su conti bancari nelle materiali diponibilità del citato sodalizio camorristico.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Autore