Di Massimo Giardinieri
Cagliari. Associazione per delinquere finalizzata all’abusivismo finanziario, alla truffa, al riciclaggio ed all’autoriciclaggio, sono questi i capi d’accusa che la Procura della Repubblica di Cagliari contesta nei confronti di sei persone gravemente indiziate – unitamente ad altri quattro indagati denunciati questi a piede libero – emersi al termine d’una nuova operazione congiunta tra la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza di Cagliari e che stamani ha visto l’esecuzione di misure cautelari personali e patrimoniali disposte dal Giudice per le indagini preliminari del locale Tribunale.
Secondo gli investigatori, i responsabili avrebbero architettato un ben congegnato sistema truffaldino messo in piedi attraverso un reticolo di società finanziarie – anche di diritto estero – attraverso le quali si sarebbero procacciati numerosi clienti verso i quali (benché sprovvisti delle necessarie autorizzazioni all’esercizio dell’attività di intermediazione finanziaria) hanno promosso la compravendita di strumenti finanziari dietro la promessa di assai allettanti profitti pari al 5% mensile.
In realtà si trattava della classica raccolta di fondi attuata secondo il noto “schema Ponzi”, il quale prevede il pagamento di una quota d’ingresso in tali “catene finanziarie” illecite, dunque di soldi che in tempi brevi servono a dimostrare facili quanto rapidi guadagni per gli incauti investitori, che dunque ne invogliano altri ad entrare nel “business” finché tutto il castello di carte su cui si reggono tali “società” non finisce per crollare inesorabilmente facendo così volatilizzare in un attimo quanto si era prima investito.
In questo caso, infatti, alla prima scadenza annuale dell’investimento solo alcuni investitori sono rientrati in possesso di una parte delle somme investite, mentre la maggior parte di essi non ha ottenuto alcun tipo rendimento e tantomeno la restituzione dei capitali raccolti sull’intero territorio nazionale, che gli stessi investigatori della GDF e della PS quantificano in circa 5.000.000 milioni di euro.
Il sodalizio criminale in questione, secondo un consolidato cliché di queste ripetute truffe finanziarie, era strutturato secondo una forma piramidale che al suo vertice vedeva il dominus delle società, nello specifico identificato in un 51enne che al livello immediatamente successivo aveva inserito i suoi più stretti collaboratori, ovvero il fratello di anni 41 e la sorella di 46, tutti e tre residenti in provincia di Cagliari.

Operazione congiunta GDF – PS
Nella stessa compagine truffaldina sono risultati appartenere anche una 51enne residente in provincia di Varese che si occupava del “marketing”, un 47enne di Como che assumeva la veste di co-fondatore oltre che di comproprietario di alcune società abusive d’investimento finanziario, un cittadino saudita di anni 48 residente in Svizzera che si occupava di amministrare il flusso di denaro proveniente dall’abusiva raccolta del risparmio, ed infine un 39enne residente ad Olbia che ha ideato il progetto iniziale d’investimento oltre che formale proprietario di una società slovena. Nella medesima vicenda risultano altresì coinvolti tre promotori finanziari, due uomini ed una donna, residenti nell’Oristanese e nella zona meridionale della Sardegna.
Da rilevare come il tutto abbia preso avvio dalle denunce sporte da diversi cittadini cagliaritani, a seguito delle quali l’Autorità Giudiziaria inquirente ha delegato la Polizia di Postale e delle Comunicazioni affinché provvedesse ad accertare quanto dichiarato dai denuncianti nonché a rintracciare centinaia di investitori truffati sparsi su tutto il territorio nazionale, a cui sono poi seguite le audizioni di testimoni oltre che l’esecuzione di innumerevoli intercettazioni telefoniche e telematiche finalizzate a ricostruire la rete di contatti oltre al modus operandi utilizzato dagli indagati.
In un’attività investigativa così minuziosa e complessa è dunque intervenuta anche la GDF di Cagliari, che con il suo Nucleo di Polizia Economico Finanziaria si è occupata di analizzare numerosissime operazioni finanziarie su cui era transitato tutto quel denaro, il tutto integrato da altre informazioni provenienti dai canali di cooperazione internazionale (le c.d. “Financial Intelligence Units”), ciò in attuazione della normativa nazionale nonché delle direttive antiriciclaggio dell’Unione europea.
L’articolato impianto di collaborazione sin qui descritto, sostanziatosi anche nell’esecuzione di perquisizioni e sequestri, ha così consentito agli inquirenti d’individuare i rapporti finanziari sui quali sono passati i risparmi sottratti alle vittime, nonché d’individuare diverse società estere amministrate da prestanome e utilizzate per occultare l’origine dei capitali illecitamente raccolti.
A conclusione di tale fase investigativa, oltre ai sei provvedimenti cautelari personali di cui sopra (una custodia cautelare in carcere, una misura degli arresti domiciliari e quattro obblighi di dimora presso il comune di residenza) eseguiti dagli agenti della Polizia di Stato, è stato altresì disposto il sequestro preventivo – finalizzato alla confisca anche “per equivalente” – di beni e disponibilità finanziarie per un importo complessivo superiore ai 4 milioni 500.000 euro, che i militari delle fiamme gialle hanno eseguito nei confronti del capo dell’organizzazione e tra i quali figurano quote societarie ed una struttura alberghiera che lo stesso soggetto aveva acquisito avvalendosi di un prestanome.
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