Guardia di Finanza: contrasto ai traffici di valuta, fermato al porto di Ancona con 155.000 euro nell’auto

Di Gianluca Filippi

ANCONA. Un nuovo sequestro di valuta è stato effettuato dai finanzieri del Comando Provinciale di Ancona, in collaborazione con i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM), all’interno del porto cittadino.

Autopattuglia della GDF di Ancona

Ad incappare nella rete di controlli delle fiamme gialle e dei doganieri è stato stavolta il conducente di un’autovettura, ormai in procinto d’imbarcarsi su un traghetto diretto in Grecia.

Sia pur tra i molti automezzi ed autoarticolati in transito in ogni giorno dallo scalo marittimo del capoluogo marchigiano, i militari delle fiamme gialle ed il personale dell’ADM hanno comunque rivolto la loro attenzione all’auto in questione decidendo di sottoporla a controllo, dopo che lo stesso conducente aveva dichiarato di avere con sé la somma massima consentita di denaro contante (10.000 euro).

Anche in questo caso l’intuizione degli operatori si rivelava giusta, poiché ben celati all’interno dell’automezzo (tra i bagagli dello stesso conducente nello specifico) venivano rinvenuti ulteriori 155.000 euro.

I finanzieri ed i doganieri di Ancona con la valuta sequestrata in porto

Sulla vicenda giova ribadire come il contrasto ai traffici di valuta non dichiarata – in ingresso oppure in uscita dai confini nazionali – sia uno dei settori d’intervento verso il quale la Guardia di finanza e l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli tradizionalmente rivolgono una grande attenzione, nella necessità d’impedire il riciclaggio internazionale di capitali aventi un’illecita provenienza, che peraltro possono essere destinati anche al finanziamento del terrorismo internazionale.

Come previsto dalla vigente materia valutaria il possesso di valuta superiore ai 10.000 euro dev’essere obbligatoriamente dichiarato alle Autorità Doganali, cosa che nella descritta circostanza non è avvenuta comportando così il sequestro amministrativo di 72.000 euro (importo pari al 50% delle somme detenute oltre la soglia ammessa) ciò a garanzia del pagamento delle relative sanzioni pecuniarie, da determinarsi con specifico atto emesso dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

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