Guardia di Finanza: controlli a tappeto per contrastare la piaga del “lavoro nero”, scoperte 65 posizioni irregolari e segnalate 11 imprese all’Ispettorato del Lavoro

Di Armando Modesto

TARANTO. Si sente con più frequenza parlare di settori d’intervento nei quali la Guardia di Finanza opera a tutela della sicurezza economico-finanziaria del Paese, eppure tra questi ce n’è uno che normalmente non balza agli onori delle cronache, probabilmente perché desta minor allarme sociale, eppure il suo contrasto ha una certa rilevanza strategica nel complesso dell’azione istituzionale affidata al Corpo, nonostante i ripetuti interventi del legislatore molto abbiano già fatto per mitigare il fenomeno.

La Guardia di Finanza di Taranto a lavoro

Il contrasto al “lavoro nero” ed al “lavoro irregolare” è dunque una realtà verso la quale i Reparti della Guardia di Finanza rivolgono una necessaria attenzione in tutto il territorio nazionale, ed è esattamente in questo ambito che si inserisce l’ultima l’attività condotta dai Finanzieri del Comando Provinciale di Taranto i quali, effettuando numerosi interventi ispettivi presso esercizi commerciali attivi sulla fascia costiera oltre che nelle località dell’entroterra a maggiore vocazione turistica, hanno individuato 55 lavoratori “in nero” e 15 lavoratori “irregolari”, proponendo all’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Taranto la relativa sospensione dell’attività imprenditoriale nei confronti dei titolari delle 11 imprese coinvolte.

Tale provvedimento difatti interviene al superamento della soglia del 10% del personale presente sul luogo di lavoro oggetto del controllo, chiaramente quando non sia intervenuta la preventiva e regolare comunicazione d’instaurazione del rapporto lavorativo.

Un’autopattuglia della Guardia di Finanza di Taranto

Sulla base di quanto riscontrato, sono stati altresì avviati i pertinenti approfondimenti documentali finalizzati a verificare sia il corretto inquadramento contributivo, previdenziale e assistenziale dei lavoratori risultati regolarmente assunti, sia l’eventuale (ed a questo punto indebita) percezione di sussidi pubblici da parte dei lavoratori risultati “in nero” o “irregolari”.

Non va infatti sottaciuto come il “lavoro nero” continui a rappresentare una piaga per l’intero sistema economico per la sua caratteristica di sottrarre risorse all’Erario, di minare gli interessi primari dei lavoratori che vengono molto spesso ridotti in condizioni d’inaccettabile sfruttamento, senza considerare che chi ricorre a tale espediente finisce con il determinare una vera e propria forma di sleale concorrenza con le altre imprese che, invece, assumono e si avvalgono della propria forza-lavoro nel rispetto delle regole.

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