Guardia di Finanza: duro colpo alla frangia brindisina della “Sacra Corona Unita”. Eseguite, su disposizione del Tribunale di Lecce, 25 ordinanze di custodia cautelare

Di Valentina Giambastiani

LECCE. Sono circa 170 i militari della Guardia di Finanza che, dalle prime ore di oggi e con l’ausilio di un elicottero del Corpo, sono impegnati nell’esecuzione di 25 custodie cautelari in carcere disposte dal GIP del Tribunale di Lecce nei confronti di altrettanti soggetti gravemente indiziati – a vario titolo – di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, rapina, minacce, percosse e traffico di sostanze stupefacenti; arresti che sono peraltro affiancati dal sequestro preventivo di alcune aziende ritenute contigue al medesimo gruppo criminale.

L’odierna operazione antimafia nasce da una complessa attività investigativa condotta dai finanzieri Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata (GICO) di Lecce, grazie alla quale gli investigatori sono riusciti ad esporre all’Autorità Giudiziaria inquirente un solido impianto accusatorio che coinvolge direttamente il clan Soleti, uno dei pericolosi sodalizi del Brindisino attivi all’interno della malavita organizzata pugliese, meglio
conosciuta come “Sacra Corona Unita”.

Un momento dell’operazione di oggi

Secondo gli investigatori delle fiamme gialle, il gruppo criminale in questione avrebbe con il tempo assunto una vera e propria egemonia territoriale gestendo, attraverso diverse aziende del settore e con il contributo esterno fornito da imprenditori compiacenti, lo smaltimento di rifiuti speciali, come anche la raccolta illegale di scommesse nonché la gestione di apparecchi da gioco alterati piazzati in numerosi locali pubblici; attività illecite che facevano da contorno ad un’imponente traffico – con annesso spaccio – di sostanze stupefacenti sul quale aveva raggiunto il monopolio nella zona.

Un’egemonia peraltro dimostrata con tutti quei soggetti che intendevano avviare una propria attività di spaccio, i quali non solo erano costretti a rifornirsi dai canali di distribuzione controllati dallo stesso gruppo criminale ma che soggiacevano altresì al pagamento del cosiddetto “punto”, una sorta di “tassa” da versare in favore del sodalizio di cui sopra.

La laboriosa e incessante attività investigativa dei finanzieri leccesi, sviluppatasi attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, riprese video e pedinamenti, ha così consentito di far emergere le azioni illecite commesse da ciascun indagato raggiunto dagli odierni ordini di custodia cautelare.

Indagini peraltro connotate da una particolare complessità atteso che i soggetti indagati si erano dotati di appositi strumenti elettronici in grado di disturbare qualsiasi dispositivo cellulare o di captazione audiovisiva, oltre ad utilizzare piattaforme di messaggistica criptate.

A margine della vicenda resta in ogni caso opportuno precisare come a tutti i soggetti indagati vada riconosciuto il principio della presunzione d’innocenza costituzionalmente garantito, fintanto che nei loro confronti non sia intervenuta eventuale sentenza definitiva di condanna che ne accerti e dichiari le rispettive responsabilità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna in alto