Guardia di Finanza e Carabinieri: operazione “Tabacco Selvatico” a Brescia. Arrestati 5 soggetti accusati di aver progettato un omicidio di ‘ndrangheta

Di Aldo Noceti

Brescia. Stavano progettando un omicidio per togliere definitivamente di mezzo un loro avversario nella guerra tra cosche di ‘ndrangheta, ma una brillante attività investigativa – ancora una volta condotta congiuntamente tra la Guardia di Finanza ed i Carabinieri – li ha fermati prima che potessero colpire mortalmente il loro obiettivo.

Operazione congiunta Carabinieri e Guardia di Finanza

Sono questi gli elementi dell’operazione “Tabacco Selvatico”, che dall’alba di stamani vede impegnati nelle provincie di Brescia, Reggio Calabria e Vibo Valentia i competenti Comandi Provinciali dell’Arma e della GDF, affiancati dai rispettivi specialisti del Raggruppamento Operativo Speciale (ROS) e da quelli del Servizio Investigazione Criminalità Organizzata (SCICO) i quali, oltre all’arresto degli indiziati di delitto in capo ai quali è stata accertata la detenzione ed il porto in luogo pubblico di armi comuni ed anche da guerra come pistole e bombe a mano, hanno altresì eseguito 27 perquisizioni nei confronti di altrettante persone fisiche e sedi di società.

La difficile indagine, resa ancor più complessa da quella “impermeabilità” che da sempre contraddistingue gli ambienti della criminalità organizzata calabrese, aveva preso le mosse a maggio del 2020 a seguito di un maxi-sequestro da 42 tonnellate di tabacco (da qui il nome dell’operazione) avente provenienza estera ed un valore di circa 8 milioni di euro, nonché di diversi macchinari per la lavorazione ed il confezionamento delle sigarette, ciò a seguito di un intervento – anch’esso congiunto – operato tra i finanzieri del Gruppo di Brescia ed i carabinieri della Compagnia di Verolanuova (Brescia).

Finanzieri del Gruppo di Brescia in operazione

I successivi approfondimenti investigativi sortiti da quell’importante attività, hanno poi portato ad altri interventi repressivi condotti in rapida successione tra luglio e settembre dello scorso anno, con l’esecuzione di diversi arresti per usura e contrabbando di tabacchi lavorati esteri, nonché il ritrovamento di armi e bombe a mano.

Avvalendosi del supporto offerto in territorio estero dal Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia nonché della Direzione Centrale della Polizia Criminale di Europol ed Eurojust, gli inquirenti italiani sono così riusciti a raccogliere ulteriori elementi di colpevolezza a carico dei 5 arrestati di oggi i quali, dotati delle armi e degli ordigni bellici di cui sopra, avevano messo a punto un efferato progetto omicidiario del quale sarebbero stati gli esecutori materiali.

Secondo la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo (DNA) che ha coordinato le indagini, gli elementi di prova raccolti sugli arrestati scaturiscono dalle trame ordite da una nota famiglia di ‘ndrangheta del reggino e che, sulla scorta di faide ormai antiche, avrebbero dovuto colpire un pregiudicato calabrese – da tempo residente in Nord Italia – in passato a loro legato ma che si sarebbe però contrapposto agli interessi della famiglia.

Per “liquidare” la faccenda erano così stati chiamati in causa soggetti sicuramente connotati da un elevato spessore criminale, ormai pienamente inseriti nel contesto della città lombarda ma che con le cosche della loro terra d’origine mantenevano ancora uno stretto legame.

 

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