Guardia di Finanza e Carabinieri: scoperta nel Torinese un’ingente produzione clandestina di sigarette con marchio di fabbrica contraffatto. Arrestate 8 persone

Di Pierluca Cassano  TORINO. “Chain smoking”, è questo il nome dato all’operazione che la Guardia di Finanza ed i Carabinieri di Torino hanno condotto congiuntamente sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, al termine della quale hanno sgominato un’organizzazione criminale specializzata nel contrabbando dei tabacchi lavorati e nella contraffazione, ma verso la quale sono state altresì mosse altre accuse come quella della riduzione in schiavitù, della tratta di persone nonché dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

Il prezioso apporto all’operazione dei Vigili del Fuoco.

Le sinergie operative messe in campo dai militari delle Fiamme Gialle e da quelli dell’Arma hanno visto lavorare gomito a gomito gli specialisti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria Torino ed i Carabinieri della Compagnia di Venaria Reale (Torino), i quali sono riusciti ad individuare sul territorio comunale torinese, oltre che nel suo hinterland, 5 opifici occulti tutti utilizzati per la produzione illegale di sigarette; siti ai quali si uniscono altri 2 depositi adibiti allo stoccaggio delle “bionde” in questione.

Per gli investigatori si tratta di stabilimenti dotati d’una notevole capacità produttiva, dimostrata dagli ingenti quantitativi di materiali di contrabbando rinvenuti e sottoposti a sequestro che, nello specifico, sono rappresentati dalle oltre 230 tonnellate di tabacco lavorato di provenienza extra-unionale e da circa 22 tonnellate di sigarette appena lavorate, in gran parte già confezionate in pacchetti riportanti i marchi (contraffatti) di noti brand del settore.

Militari della GDF e dei CC durante l’operazione

Le fabbriche clandestine scovate nel corso dell’operazione erano dislocate nell’area Nord del capoluogo piemontese ed erano dotate di costosi macchinari adatti per una produzione dai grossi volumi, il tutto però “mimetizzato” da comuni aree industriali come le molte altre già presenti in zona in modo tale da non destare sospetti, avvalendosi in aggiunta di efficientissimi gruppi elettrogeni dai quali attingere l’energia necessaria ad una produzione costantemente attiva, senza andare dunque a provocare picchi di consumo anomali che potevano essere notati da occhi indiscreti.

Una produzione di tale livello presupponeva però anche una forza-lavoro d’una certa consistenza ed alla quale riconoscere ben pochi diritti, nello specifico composta da persone provenienti dall’Est-Europa che operavano con turni massacranti, senza riposo settimanale ed in un contesto lavorativo vessatorio quanto degradato, caratterizzato da ambienti privi di qualsiasi dotazione di sicurezza nonché di alloggi per il personale illuminati solo artificialmente e senza la possibilità di avere contatti con l’esterno.

Va da sé che con macchinari di tale livello tecnologico e maestranze praticamente ridotte in schiavitù, la produzione clandestina di sigarette contraffatte raggiungesse numeri davvero rilevanti, con una stima investigativa che parla di 48.000 pacchetti di sigarette al giorno, mentre il volume complessivo delle “bionde” con marchio contraffatto che avrebbero raggiunto il mercato del settore si attesterebbe in almeno 35 milioni di pacchetti, volume che si traduce in non meno di 175 milioni di euro ai quali si correla un’evasione della relativa accisa quantificata in circa 112 milioni di euro, oltre che dell’IVA per altri 28 milioni.

Allo scattare dell’operazione, carabinieri ed i Finanzieri operanti hanno tratto in arresto 8 persone di nazionalità ucraina, rumena e moldava.

Nel contesto operativo in cronaca va altresì evidenziato il prezioso apporto fornito dai funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM), nonché dei Vigili del Fuoco di Torino che hanno cautelato – per gli aspetti di loro specifica competenza – tutto il materiale infiammabile sottoposto a sequestro, prima che questo fosse avviato a completa distruzione negli inceneritori gestiti dalla Città Metropolitana di Torino.

Considerata la portata internazionale di tale traffico clandestino la Procura della Repubblica torinese ha altresì notiziato dell’intera vicenda la Procura Europea, il che lascia spazio a futuri quanto ulteriori sviluppi.

Resta in ogni caso inteso che per tutti gli arrestati vige la presunzione d’innocenza costituzionalmente garantita, dunque la colpevolezza per i reati ascrittigli non potrà essere dichiarata finché nei loro stessi confronti non sia intervenuta una sentenza definitiva di condanna.

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