Di Valentina Giambastiani
TRENTO. Un sindaco, quattro professionisti, tre imprenditori e un dirigente comunale sono stati oggi sottoposti agli arresti domiciliari al termine di un’indagine condotta congiuntamente tra i Finanzieri del Comando provinciale di Trento – Nucleo Polizia Economico Finanziaria e i Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale (ROS), che ha fatto luce su un’inquietante scenario costituito d’illeciti accordi intercorsi tra politica locale, imprenditoria e diversi funzionari pubblici.

La citata attività d’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo trentino, ha altresì visto l’effettuazione di oltre 100 perquisizioni che hanno interessato altre tre persone finite nell’inchiesta, società ed Enti pubblici territoriali nelle province di Trento, Bolzano, Brescia, Milano, Pavia, Roma e Verona, nonché di altri locali siti all’estero, avvalendosi al riguardo dei canali di cooperazione giudiziaria internazionale.
I provvedimenti di arresto, emessi dal GIP del Tribunale di Trento su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, costituiscono l’epilogo di una complessa attività investigativa di polizia giudiziaria e tributaria, che i militari dell’Arma e delle Fiamme Gialle hanno condotto in eccellente sinergia svelando l’esistenza di un “gruppo affaristico” in grado di influenzare e/o controllare le principali iniziative della Pubblica Amministrazione, soprattutto nel settore della speculazione edilizia in Trentino- Alto Adige/Sud Südtirol.
Per gli stessi inquirenti gli imprenditori coinvolti si sarebbero infatti resi disponibili a finanziare le onerose campagne elettorali di alcuni amministratori pubblici, ottenendo in cambio agevolazioni di vario genere, procedure semplificate e concessioni per iniziative immobiliari, il che si tramuta oggi in diversi capi d’accusa quali associazione per delinquere, turbativa d’asta, finanziamento illecito ai partiti, traffico di influenze illecite, truffa, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato; ai cui si aggiungono altre ipotesi di reati specifici contro la Pubblica Amministrazione quali la corruzione, l’induzione indebita, la rivelazione di segreti d’ufficio e l’omissione di atti d’ufficio, nonché violazioni di carattere tributario legate all’emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Le indagini portate avanti dagli investigatori dei Carabinieri e della GDF coinvolgono al momento 77 persone fisiche tra le quali figurano undici amministratori pubblici, venti dirigenti e funzionari di Enti locali e società partecipate, membri delle Forze dell’Ordine, professionisti e imprenditori, con l’aggiunta di numerose persone giuridiche segnalate per responsabilità amministrativa ai sensi del Decreto legislativo 231/2001.
Da rilevare inoltre come nella medesima inchiesta giudiziaria il competente GIP abbia peraltro condiviso la contestazione riguardante l’utilizzo del metodo mafioso, ciò per il reato di associazione per delinquere inizialmente ipotizzato dalla competente Procura della Repubblica.
A margine della vicenda, che potrebbe ancora riservare ulteriori sviluppi, va in ogni caso sottolineato che a tutte le persone sottoposte ad indagine va riconosciuta e garantita la presunzione d’innocenza, pertanto, stante l’attuale fase preliminare delle indagini e sino ad eventuale pronunciamento di condanna passata in giudicato, nessuna responsabilità penale potrà essere dichiarata nei confronti dei medesimi.
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