Guardia di Finanza e Guardia Costiera: attività congiunte a tutela della salute pubblica e contro la pesca di frodo. Sequestrata oltre una tonnellata di prodotto ittico non tracciato e contestate sanzioni per 28 mila euro

Di Valentina Giambastiani

ANCONA. Ancora un’attività congiunta tra la Guardia di Finanza e la Guardia Costiera in materia di tutela della salute e dei consumatori e di contrasto alla pesca di frodo ed ancora una volta irregolarità ed illeciti che non tardano a manifestarsi, specie quanto i controlli si rivelano particolarmente attenti ed incisivi come quelli condotti dai finanzieri del Reparto Operativo Aeronavale (ROAN) di Ancona e dai marinai in forza alla locale Direzione Marittima, entrambi protagonisti di un articolato intervento di polizia ittica che ha interessato l’intera area portuale di Civitanova Marche (Macerata).

Una delle attività congiunte tra Guardi di Finanza e Guardia Costiera

 

Le attenzioni operative dei militari della GDF e della Guardia Costiera, più nel dettaglio, sono state finalizzate a verificare la regolarità delle operazioni di sbarco del pescato da parte delle imbarcazioni attive nel settore della pesca professionale; attività che hanno richiesto l’effettuazione di mirati appostamenti – anche di notte – grazie ai quali gli stessi militari hanno potuto scoprire un commercio parallelo di prodotto ittico, ovviamente condotto al di fuori dalle previste norme.

Lo stesso pescato, non transitando dai canali ufficiali, veniva infatti acquisto da soggetti particolarmente avvezzi nell’agire in zone che non sono quelle delle normali attività commerciali, ovvero in aree limitrofe al porto civitanovese ed al locale mercato ittico, dove portavano a termine le loro contrattazioni attraverso le quali potevano trarre guadagni illeciti.

In presenza di tale situazione ambientale i militari hanno dunque “monitorato” tutte le fasi di sbarco e contrattazione del prodotto ittico, che dai pescherecci operanti in quella zona veniva “dirottato” verso canali di distribuzione occulti, ciò grazie alla collaborazione resa da alcuni soggetti compiacenti e ben inseriti nello stesso contesto.

Nonostante la stragrande maggioranza degli operatori ittici della zona lavori nel pieno rispetto delle normative oltre che delle regole del mercato, gli uomini della GDF e della Guardia Costiera sono comunque riusciti ad arrivare a bersaglio bloccando il conducente un furgone che era riuscito ad acquistare diverse partite di pescato.

Pesce per un peso complessivo di 600 chili  (totalmente privo delle informazioni obbligatorie su tracciabilità ed etichettatura dei prodotti), che avrebbe preso di lì a poco una destinazione extraregionale atteso che era ormai in procinto di imboccare l’autostrada, e che allo stesso conducente è costato una sanzione amministrativa da 1.500 euro.

Da notare inoltre come tutto il prodotto ittico in questione, una volta cautelato e sottoposto a controllo da parte del personale dell’Azienda Sanitaria Territoriale (AST) di Ancona, sia stato dichiarato come non-idoneo al consumo umano e dunque subito avviato alla distruzione ad opera di un’azienda specializzata, circostanza questa che rende bene l’idea sui potenziali rischi che quella partita di pesce avrebbe potuto causare una volta finito sulle tavole dei consumatori.

Nello stesso settore d’intervento, degno di attenzione è anche un analogo servizio condotto stavolta dai finanzieri del Comando provinciale di Palermo – Gruppo Termini Imerese, i quali sono pervenuti al sequestro di oltre 800 kg di pesce (anche in questo caso risultato privo delle certificazioni di tracciabilità), destinato ad una ditta della zona per un valore commerciale che supera i 60.000 euro.

Anche nell’attività in questione a rivelare il tutto è stato il fermo di un automezzo, avvenuto alla periferia di Cefalù (Palermo), al cui interno i militari delle fiamme gialle hanno rinvenuto la suddetta partita di pesce principalmente composta da rinomati crostacei di provenienza ignota.

Un sequestro questo di circa mezzo quintale a cui sono aggiunti 310 chili di altrettanto ricercato novellame di sarda (il cosiddetto “bianchetto”), risultato essere sotto la misura prevista dalla normativa europea – non inferiore agli 11 cm – al fine di tutelare la specie dalla pesca indiscriminata.

Le conseguenti contestazioni amministrative per complessivi 26.500 euro hanno concluso l’attività, mentre il pescato sottoposto a sequestro – una volta accertata la sua genuinità da parte delle competenti Autorità sanitarie – è stato interamente devoluto al Banco Alimentare della Sicilia Occidentale.

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