Guardia di Finanza e Polizia: colpo al narcotraffico a Lecce, 35 arresti

LECCE. Sono trentacinque le persone arrestate durante un’operazione antidroga, che i finanzieri del comando provinciale di Lecce e gli agenti della questura del capoluogo salentino hanno portato a termine sotto il coordinamento della procura della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia.

I numerosi arresti (dei quali 33 in carcere e due a domiciliari) sono stati resi possibili anche dal supporto garantito dai poliziotti della Squadra mobile e del Reparto prevenzione crimine, oltre che dai “baschi verdi” della GDF; arresti che hanno riguardato tutte persone  gravemente indiziate di aver fatto parte – a vario titolo e con diversi ruoli – di due distinte associazioni criminali specializzatesi nel traffico d’ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, nonché in parallele attività di riciclaggio, autoriciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Militari della GDF e agenti della PS impegnati durante gli arresti

L’operazione ha interessato, tra gli altri, anche alcuni esponenti della criminalità organizzata già condannati in passato per aver fatto parte della cosiddetta “Sacra Corona Unita”, a riprova della pericolosità dei due gruppi di trafficanti sgominati oggi.

Le attività investigative coordinate dagli inquirenti della DDA leccese hanno avuto origine da una serrata attività di cooperazione internazionale, a seguito della quale è stato possibile acquisire una serie di chat scambiate dagli indagati attraverso l’utilizzo di piattaforme criptate di comunicazione, con le quali gli stessi trafficanti potevano scambiarsi messaggi e conversazioni utilizzando criptofonini in grado di decifrare i dati trasmessi, riuscendo in tal modo a rendere vana ogni possibile attività d’intercettazione.

La caratura degli arrestati, che oltre che da tale dotazione tecnologica, è altresì testimoniata dalle enormi disponibilità di denaro a loro disposizione; soldi con i quali potevano curare rapporti da pari a pari con le ‘ndrine calabresi del narcotraffico, così come con gli altri sodalizi malavitosi del settore operanti in Italia e all’estero.

Equipaggi della Polizia e della Finanza durante l’indagine

La dotazione tecnologica di primo livello e la grande disponibilità di contanti non erano gli unici “mezzi” attraverso i quali si sviluppavano i loro traffici, atteso che il “classico” e sistematico ricorso alla violenza – anche con armi ed esplosivi – era certamente efficace ad imporre il proprio controllo sul territorio di riferimento, come anche a dirimere eventuali conflittualità interne, oppure ad organizzare spedizioni punitive contro chi sconfinava nelle piazze di spaccio controllate dai citati gruppi criminali.

Le stesse attività di spaccio erano peraltro già state oggetto di diversi sequestri e di diversi arresti operati dalle Forze di polizia, ma il “business” della droga messo in piedi era troppo vasto e remunerativo per lasciarlo in mano ad altri, per questo i responsabili hanno continuato imperterriti allargando i loro affari con l’acquisizione di pub, ristoranti ed esercizi commerciali presenti nel territorio salentino, andando a “ripulire” gli ingenti guadagni conseguiti con la droga anche attraverso una pluralità di imprese che, dopo essere state intestate a semplici prestanome, fungevano per tutt’altri scopi come quello del riciclaggio di denaro sporco oppure per giustificare stipendi di sostentamento diretti ai familiari di sodali detenuti.

Somme di denaro contante venivano altresì elargite ad altre imprese compiacenti che poi provvedevano ad acquistare autovetture di lusso; veicoli che non erano utilizzati per finalità aziendali bensì date in uso ai pregiudicati e ai loro parenti.

Proprio a tal riguardo centrale era il ruolo assunto da un professionista (anch’esso finito agli arresti) che in prima persona, o attraverso le classiche “teste di legno”, si occupava di trasferire all’estero grosse somme di denaro con bonifici in partenza dalle sopracitate società compiacenti, eludendo in tal modo le procedure antiriciclaggio.

La lunga e complessa attività investigativa condotta dagli investigatori della Polizia e delle Fiamme gialle, che ha richiesto intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, riprese audiovisive e continui servizi di osservazione e pedinamento dei sospettati, ha infine consentito di delineare per intero il quadro indiziario che ha portato agli odierni arresti, nei quali i due corpi di polizia hanno dato nuova dimostrazione di un’eccellente sinergia operativa.

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