Cassino (Frosinone). Operazione congiunta della Guardia di Finanza di Cassino (Frosinone), della Squadra Mobile della Polizia di Stato e del Commissariato di Cassino contro l’immigrazione irregolare.
L’operazione di oggi ha interessato, infatti, il settore dell’accoglienza degli stranieri richiedenti asilo.
Sono state denunciate, a vario titolo, 25 persone per reati che vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di dipendenti pubblici o incaricati di un pubblico servizio, estorsione, truffa ai danni dello Stato e Enti Pubblici, frode in pubbliche forniture, abuso d’ufficio, malversazione ai danni dello Stato, emissione ed utilizzo di fatture false.
Al termine delle indagini di polizia giudiziaria, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Cassino ha emesso un’ordinanza di applicazione di 18 misure cautelari personali, di cui 11 relative all’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria e 7 relative al divieto di esercitare attività imprenditoriali.
Ha disposto anche il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta e per equivalente di beni per un importo pari a circa 3 milioni di euro.
Le indagini di Polizia giudiziaria svolte su delega della Procura di Cassino hanno interessato numerosi Comuni delle province di Frosinone, Caserta, Isernia, Latina e Rieti.
Nell’ambito delle indagini è stata acquisita una ricchissima documentazione contabile ed extracontabile che ha consentito di individuare numerosi comportamenti illeciti nella gestione dell’accoglienza dei rifugiati sia nel Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) che in quello dei Centri di Accoglienza Straordinari (CAS) gestiti dagli uffici delle Prefetture.
Sulla scorta della delega emessa dalla Procura di Cassino sono state qualificate le condotte criminose poste in essere dagli indagati, quali l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e relative all’ottenimento di rimborsi non dovuti, frode nella fornitura di servizi ai rifugiati e richiesta di rimborso rette per rifugiati non più presenti sul territorio nazionale, e individuati ulteriori soggetti ad essi collegati.
E’ stato anche rilevato un caso di corruzione di un funzionario addetto alla rendicontazione del servizio SPRAR per la percezione di contributi per costi mai sostenuti.
Nell’ambito dei controlli documentali è emerso, in alcuni casi, la doppia annotazione nei registri di rendicontazione di costi sostenuti da Cooperative per il servizio SPRAR e la doppia percezione di contributi per il pagamento di personale dipendente delle Cooperative sia del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, nonché un doppio utilizzo dell’IVA, portata sia in detrazione che rimborsata.
Le indagini hanno acclarato precise responsabilità a carico dei legali rappresentanti e soci di 3 cooperative dalle quali è emerso un vero e proprio sistema basato sull’illecito e indebito rapporto tra il responsabile dell’ufficio rendicontazione dello SPRAR e i responsabili di due cooperative ramificate nei territori delle province di Frosinone, Caserta e Isernia.
In un caso, è stato rilevato che a fronte dell’intervento di un pubblico ufficiale era stata prospettata, quale compenso, l’assunzione del figlio, cosa che poi è regolarmente avvenuta.
È stato riscontrato che, nel tempo, il sistema di rendicontazione dei costi comprendeva anche spese che con gli immigrati non avevano nulla a che fare, come nel caso di quelle sostenute per l’organizzazione della festa per il 18° compleanno del figlio di un responsabile e confluite nella contabilità dello SPRAR quale costo sostenuto per la realizzazione di una manifestazione finalizzata all’integrazione dei migranti ospiti.
Sempre a carico dello stesso servizio sono state poste anche delle spese di ristrutturazione della villa, con annesso campo da tennis, di proprietà di un responsabile della cooperativa coinvolta.
Per quanto concerne il servizio di affidamento dei servizi da parte di alcuni Comuni delle province di Isernia, Caserta e Frosinone, è stato rilevato che questo avveniva senza alcuna procedura ad evidenza pubblica.
E’ anche emerso che il sindaco di un comune coinvolto era riuscito ad ottenere quale “compenso” l’assunzione di familiari e conoscenti, pretendendo, in alcune circostanze, anche un aumento di stipendio per una persona di suo interesse.
Le indagini, come hanno evidenziato gli inquirenti, hanno permesso di appurare che le cooperative erano giunte a una sorta di patto “di non concorrenza” con il quale si erano spartite il territorio ove operavano.
Viene definita “illuminante” la circostanza in cui, innanzi al tentativo di “infiltrazione” da parte di un’altra cooperativa, veniva rilevato l’intervento del sindaco che, con minacce più o meno velate, costringeva la proprietaria dell’immobile che doveva essere adibito a residenza degli immigrati a rescindere il contratto di locazione già stipulato e registrato.
Nel corso delle indagini sono stati poi accertati casi di pagamento di rette per migranti non più presenti nel nostro Paese e il subappalto di vitto e alloggio a un centro fatiscente ad un prezzo risultato essere inferiore a 1/3 di quello versato dalla Prefettura, ottenendo in tal modo un indebito guadagno.
Nell’ambito delle perquisizioni è stato rilevato lo stato dei luoghi altamente fatiscente con ambienti sporchi e blatte all’interno delle cucine.
La cattiva gestione di questi centri di accoglienza aveva però consentito ai responsabili di questi, di utilizzare automobili di lusso, acquistati in leasing dalla cooperativa stessa.
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