Guardia di Finanza: “Emergenza COVID-19”, ad Avellino e Cosenza nuovi sequestri di dispositivi di protezione individuale “fake”. Denunciati 2 commercianti

Di Michele Toschi

Avellino. Dopo i ricarichi a prezzi oltre limite, le vendite mascherate su Internet, le appropriazioni indebite e finanche i peculati sui dispositivi di protezione individuale (DPI), ecco che la fantasia dei soggetti disonesti – pronti a guadagnare anche dall’attuale emergenza epidemiologica – si sta significativamente spostando non soltanto nella produzione di disinfettanti-fake (peraltro corredati da etichette che “mimano” quelle di una nota azienda del settore).

I sequestri della GdF

M anche nella produzione in serie di mascherine facciali che a livello di protezione offrono poco o nulla, mentre a livello igienico garantiscono ancor meno.

Tra i molteplici interventi che si stanno registrando sul genere, spicca senz’altro quello effettuato dai Finanzieri del Comando Provinciale di Avellino i quali, proprio durante un’attività di controllo economico del territorio con specifico riguardo all’attuale contesto emergenziale, sono stati interessati da una strana vendita di mascherine realizzata all’interno di un negozio di casalinghi.

Da un più approfondito controllo, è così saltato fuori il fatto che il titolare del negozio si era ben “ingegnato” al riguardo realizzando numerose mascherine con semplici elastici da abbigliamento nonché con del materiale in tessuto-non-tessuto, dello stesso tipo normalmente impiegato nella produzione di tovaglie “usa e getta”.

Il materiale in questione, in particolare, era del normale “TNT – poliestere”, dunque assolutamente non idoneo allo scopo, e che lo scaltro commerciante aveva poi abilmente trasformato in mascherine facciali confezionate in bustine non sterilizzate nonché prive di qualsiasi etichettatura.

Sono state 1.800 le mascherine-fake sequestrate dai militari della GdF avellinese, unitamente ad una quantità di poliestere che ne avrebbe consentito di ricavarne altre 30 mila, circostanze queste che hanno così comportato per il titolare dell’esercizio una denuncia alla competente Camera di Commercio per produzione e vendita di prodotti sprovvisti del marchio di sicurezza europeo “CE”.

Analogo sequestro è stato poi compiuto anche a Cosenza, dove i Finanzieri del locale Comando Provinciale sono stati attratti da un cartello su cui era scritto “sono arrivate le mascherine”, insolitamente posto all’ingresso di una rivendita specializzata in ricambi per automobili.

Costatata la strana circostanza, i militari sono così acceduti all’interno del negozio dove hanno la presenza di un campionario di non meglio generalizzate “mascherine in stoffa”, a loro volta contenute in bustine in cellophane comunemente utilizzate per la conservazione dei cibi, prive di qualsivoglia etichettatura e poste in vendita con prezzi variabili dai 10 ai 15 euro.

Approfondendo il controllo anche agli altri vani dell’esercizio commerciale, le Fiamme Gialle hanno così scoperto la presenza di un vero e proprio laboratorio, dotato di una macchina cucitrice professionale, all’interno del quale le mascherine in questione erano state realizzate con del semplice tessuto per indumenti, dunque del tutto inidoneo ad offrire una sufficiente protezione dal contagio.

Anche in questo caso il titolare dell’esercizio ha dunque rimediato una denuncia per aver prodotto e posto in commercio articoli non sicuri in violazione del Codice del Consumo, ma soprattutto in assenza delle previste autorizzazioni delle Autorità competenti, peraltro richiamate anche dal recentissimo Decreto Legge n. 18 del 17 marzo 2020 – “Misure di potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19”.

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