Di Marco Lainati
Foggia. Riceveva il normale trattamento economico previsto per i funzionari di Enti pubblici eppure era riuscito ad avere disponibilità patrimoniali ed economiche di tutto rispetto, ma il perché di questo consistente arricchimento lo hanno però scoperto i finanzieri del Comando Provinciale di Foggia che lo hanno arrestato con l’accusa di peculato e autoriciclaggio.
Sono questi gli elementi essenziali di un’indagine condotta dalle fiamme gialle nei confronti di un funzionario direttivo in servizio presso un Comune del sub-appenino dauno il quale, proprio in ragione del suo servizio, aveva accesso ai conti correnti di quell’Amministrazione da cui – tra il 2018 e il 2020 – avrebbe prelevato somme per oltre un milione e 200mila euro destinandole a scopi del tutto personali.
Secondo quando pazientemente ricostruito dagli investigatori della GDF sarebbero centinaia le operazioni illecite realizzate dall’indagato, inizialmente venute alla luce grazie alla segnalazione di operazioni finanziarie sospette che il Nucleo Speciale Polizia Valutaria (NSPV) di Roma ha valorizzato dal punto di vista investigativo prima di approfondire le relative indagini con il Comando Provinciale foggiano del Corpo.
Le stesse indagini hanno così portato alla luce come il funzionario infedele, a fronte di uno stipendio mensile di circa 2.000 euro, avesse a più riprese fatto finire sul suo conto corrente somme non previste dai suoi emolumenti prelevandole direttamente dalle casse comunali, in un’occasione arrivando addirittura ad accreditarsi 41.000 euro motivandoli come indennità accessorie e straordinari a lui dovuti.

Tutti gli altri mandati di pagamento gestiti direttamente dal responsabile riportavano peraltro causali generiche e/o insussistenti, che per di più non si sono interrotti neanche dopo la sua sospensione dal servizio nel frattempo intervenuta.
Il rilevante profitto in denaro ottenuto dalle suddette e reiterate azioni di puro peculato veniva dall’uomo reinvestito in acquisto di beni mobili e immobili, oppure anche nell’acquisto di criptovaluta – nello specifico Bitcoin – nonché per il finanziamento di imprese intestate a soggetti inconsapevoli (che fungevano da classici “prestanome”) ma che di fatto venivano gestite dall’indagato medesimo. Tutto ciò secondo un classico schema funzionale a non apparire come reale proprietario di beni d’un certo valore, difficilmente giustificabili dalla propria ed effettiva capacità reddituale nonché acquisiti in maniera illecita.
Sulla base di un quadro probatorio che non lascia spazio a diverse interpretazioni, i finanzieri del NSPV hanno quindi denunciato il funzionario comunale alla Procura della Repubblica di Foggia per poi associarlo alla Casa Circondariale su ordine del GIP del locale Tribunale.
Lo stesso Tribunale, che in merito ha accolto la specifica richiesta formulata dalla Procura della Repubblica, ha altresì disposto il sequestro preventivo – anche per equivalente e finalizzato alla successiva confisca – dei beni e delle disponibilità dell’arrestato (4 società, 2 parafarmacie, un bed & breakfast, 13 appartamenti, conti correnti e criptovaluta, un’imbarcazione, 3 autovetture e un motociclo) di valore corrispondente al profitto dei reati a lui contestati nella misura di 1.218.755 euro.
La tutela delle risorse pubbliche affidate agli Enti locali è uno dei campi d’elezione della Guardia di Finanza che proprio in tale settore d’intervento, anche grazie a sempre più penetranti mezzi d’indagine, consegue frequenti ed importanti risultati assicurando alla Giustizia i responsabili di questi insidiosi crimini che colpiscono gli interessi dell’intera collettività.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

