Guardia di Finanza: l’intervento dei mezzi navali delle Fiamme Gialle in soccorso dei migranti, dopo il naufragio di ieri

CROTONE. Tra il massimo riserbo degli inquirenti, che stanno cercando di ricostruire in ogni dettaglio i fatti nonché tentare d’individuare i responsabili del trasporto di migranti naufragato ieri sulle coste crotonesi (62 le persone decedute al momento recuperate dalle acque tra cui anche 13 minori e 33 donne) è comunque doveroso ripercorrere quelle ore che hanno preceduto il tragico esito della vicenda.

Il tratto costiero in cu è avvenuto il naufragio

Già nella serata di sabato un velivolo di Frontex, impegnato in una delle quotidiane attività di pattugliamento nel Mediterraneo, aveva avvistato un’imbarcazione a circa 40 miglia di distanza dalla costa antistante il Crotonese, ponendo dunque in stato di allerta il relativo dispositivo di sicurezza poiché il natante (un barcone realizzato in legno) era presumibilmente impiegato nel traffico di migranti.

In ragione della suddetta circostanza venivano dunque attivate le unità marittime presenti in zona al fine di provvedere all’intercettamento dell’imbarcazione sospetta, in particolare la vedetta V 5006 della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Crotone e il Pattugliatore Veloce P.V. 6 “Barbarisi” del Gruppo Aeronavale GDF di Taranto che subito convergevano sul tratto di mare segnalato, sia pur considerando le difficili condizioni meteomarine in rapido peggioramento e che avrebbero poi imperversato durante la notte su tutta l’area costiera interessata.

Le unità navali delle Fiamme Gialle, nonostante gli sforzi operati per raggiungere celermente il “target”, si sono però trovate costrette ad interrompere il loro intervento proprio a causa di proibitive condizioni meteorologiche che gli hanno materialmente impedito di proseguire la missione in sufficienti condizioni di sicurezza nonché di minima operabilità, costringendole così a far rientro agli ormeggi di base.

Considerata la materiale impossibilità di poter intervenire da mare, si è dunque immediatamente ricorsi all’attivazione delle pattuglie a terra lungo tutte le direttrici di probabile contatto costiero e conseguente sbarco dei migranti, coinvolgendo in tale azione anche le altre Forze di Polizia che attivamente hanno partecipato alle ricerche.

Individuato il punto in cui il barcone era andato a spiaggiare (sito nel territorio del Comune di Cutro), le pattuglie e i soccorsi contestualmente allertati e nel frattempo confluiti sul posto altro non potevano che constatare la presenza di innumerevoli resti del natante, con ogni probabilità andatosi letteralmente a smembrare non appena venuto violentemente a contatto con una delle asperità presenti nel basso fondale.

Da quel momento in poi sono, dunque, partite le ricerche dei superstiti nonché le attività di recupero dei corpi delle vittime, per le quali si teme un incremento numerico atteso che non è stato ancora stato definito con esattezza quante persone fossero effettivamente presenti a bordo.

I migranti, come noto, sarebbero partiti la scorsa settimana da Izmir (Turchia) navigando nel Mar Egeo, attraversando successivamente il fitto arcipelago greco per poi far rotta verso il litorale calabrese fino al tragico epilogo.

Al momento sono due i presunti scafisti fermati dagli investigatori.

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