Di Massimo Giardinieri
Bari. Sono dieci i destinatari di misure cautelari personali (delle quali 2 in carcere e 8 ai domiciliari) eseguite questa mattina dai finanzieri del Comando Provinciale di Bari – Tenenza di Mola di Bari, che il GIP del locale Tribunale ha disposto nei confronti di un gruppo criminoso i cui appartenenti sono gravemente indiziati di aver costituito fittizi rapporti di lavoro, formalizzati attraverso modelli di assunzione telematica UNILAV, attraverso i quali numerosi cittadini extracomunitari (nel dettaglio 453 soggetti di etnia indiana, cingalese, bengalese, pachistana ed altre) hanno illecitamente ottenuto – tra il 2013 ed il 2019 – il rilascio oppure il rinnovo del permesso di soggiorno in Italia per motivi lavorativi.
Ai citati provvedimenti restrittivi si somma anche un sequestro preventivo, cosiddetto “per equivalente” e finalizzato successiva alla confisca per oltre un milione e 166 mila euro, cifra che rende bene l’idea del “business” generato dalla vicenda, nella quale risultano coinvolti un dottore commercialista e ben nove imprenditori locali, quest’ultimi prevalentemente attivi nell’edilizia.
Dietro la vicenda, secondo quanto riscostruito dagli investigatori della Guardi di Finanza barese coordinati dalla Procura della Repubblica del capoluogo pugliese, ci sarebbero le somme di denaro che i cittadini extracomunitari in questione avrebbero corrisposto agli indagati in cifre che andavano dai 1.000 fino ai 6.000 euro per ogni falso rapporto di lavoro, consentendo, dunque, agli stessi di intascare una somma stimata in almeno 762.000 euro.
A tutto ciò si aggiunge anche il fatto che i finti lavoratori stranieri, dimostrando sulla carta rapporti di lavoro all’apparenza regolari, sono tra l’altro riusciti ad ottenere dall’INPS – chiaramente in modo assolutamente indebito – l’erogazione d’indennità di disoccupazione e di malattia oltre che la percezione di rimborsi IRPEF non spettanti, per un danno alle casse dello Stato che complessivamente ha superato i 281.000 euro.
Nella stessa attività d’indagine (che ha visto per la parte contabile la preziosa collaborazione resa alla Guardia di Finanza dai competenti uffici dell’INPS), sono, inoltre, saltati fuori ulteriori elementi probatori riferiti alla sottrazione di beni mobili ed immobili commessi ai danni di una persona non in grado di intendere e di volere, ciò altri 267 mila euro.
Sulla base dei medesimi elementi l’Autorità Giudiziaria inquirente contesta ora agli indagati il concorso – a vario titolo – di più reati quali il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, l’associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato e (per tre di questi) il delitto di circonvenzione di persone incapaci.
Dal rilevare come nel contesto investigativo qui descritto, i militari delle Fiamme Gialle siano arrivati all’individuazione dei presunti responsabili ricorrendo a sofisticate tecnologie di intercettazione che hanno supportato con l’analisi specialistica della documentazione amministrativa acquisita nel tempo, consentendo così di poter stimare con più che sufficiente approssimazione il “profitto” complessivamente conseguito dagli indagati che, come detto sopra, è superiore al milione di euro.
Resta comunque inteso che il procedimento in parola verte ancora nella fase delle indagini preliminari, il che garantisce la presunzione d’innocenza degli indagati fino al momento in cui, nei loro stessi confronti, non sarà stata eventualmente sentenziata una condanna definitiva.
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