Guardia di Finanza: maxi-sequestro da 12 milioni di euro per concorso in frode fiscale

Di Valentina Giambastiani             

BARLETTA/ANDRIA/TRANI (BAT). Sfiora i 12 milioni di euro il valore del maxi-sequestro effettuato dai finanzieri Comando Provinciale di Barletta-Andria-Trani, che il GIP del Tribunale di Trani ha disposto nei confronti di sette persone attualmente indagate in concorso per frode fiscale.

Investigatori economico-finanziari della GDF di BAT al lavoro

Oggetto del sequestro in cronaca sono stati beni mobili, immobili e quote societarie, tutto finito sotto i sigilli dell’Autorità Giudiziaria che ha pienamente accolto il quadro probatorio fornito dagli investigatori del Nucleo Polizia Economico Finanziaria (PEF) di Barletta i quali, dopo una complessa indagine, hanno scoperto ripetute e gravi condotte – fiscalmente fraudolente – commesse nella gestione di due società della zona operanti nella costruzione di edifici residenziali. Azioni illecite che per gli investigatori del citato Nucleo sono consistite nell’emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, nonché nella fittizia somministrazione di manodopera.

Il lavoro degli investigatori era stato innescato da normali verifiche fiscali che avevano interessato le società in questione, ed ha consentito di far emergere un ben architettato meccanismo basato sull’utilizzazione di fatture emesse da quattro società-cartiere (ovvero esistenti solo sulla carta ma prive di una reale consistenza) per effetto delle quali riuscivano a generare crediti d’imposta.

Tale credito, evidentemente vantato in maniera del tutto illecita, andava dunque a compensare il debito fiscale dei lavoratori assunti ma non solo; sfruttando simulati contratti di sub-appalto i responsabili della frode fatturavano e creavano costi in capo alla società-madre (l’unica davvero operante), conseguendone un artificioso abbattimento dell’utile di esercizio e dunque delle imposte dovute all’Erario.

Un meccanismo non inedito per gli investigatori della GDF ma comunque idoneo a consentire un rilevante quanto indebito arricchimento dei responsabili, peraltro testimoniato dal possesso di numerosi beni di lusso, di grosse disponibilità finanziarie oltre che di una trentina d’immobili. Un patrimonio a molti zeri per il quale gli inquirenti hanno richiesto il sequestro – evidentemente finalizzato al successivo ristoro erariale – inducendo altresì il Tribunale tranese a nominare un amministratore giudiziario.

Resta doveroso precisare che contro tale provvedimento sono ammessi i mezzi d’impugnazione previsti dalla legge mentre ai soggetti indagati va riconosciuto il principio di non colpevolezza; principio che li accompagnerà lungo tutto l’iter processuale nel quale sono chiamati a rispondere, sino ad eventuale pronunciamento d’una sentenza definitiva che ne dichiari le rispettive responsabilità.

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