Guardia di Finanza: Messina, sgominata organizzazione criminale responsabile di numerosi furti di auto e moto. Eseguiti 12 arresti

Di Massimo Giardinieri

MESSINA. Si erano ormai posti come veri e propri rais del rione “Giostra” nel quale facevano sparire non poche auto e motoveicoli ed ai quali bisognava rivolgersi per riottenerli indietro (dopo aver pagato un riscatto ovviamente), prima che finissero smontati a pezzi per alimentare il mercato nero dei ricambi di provenienza furtiva.

A metter finalmente fine alle malefatte di questo agguerrito gruppo delinquenziale ci hanno però pensato i finanzieri del Comando Provinciale di Messina, i quali hanno dato oggi esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare personale emessa dal GIP del locale Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica peloritana, nei confronti di 12 persone ora chiamate a rispondere dei reati di associazione a delinquere finalizzata al furto, alla ricettazione, al riciclaggio ed all’estorsione.

All’individuazione di tutti i membri della citata consorteria criminale specializzatasi nella commissione di numerosissimi reati predatori, si è giunti grazie ad una complessa attività investigativa avviata circa un anno fa e condotta dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria – Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (GICO).

Le investigazioni dei finanzieri si sono in particolare rivolte alla minuziosa ed univoca ricostruzione dinamiche comunicative utilizzate dagli indagati, caratterizzate queste da una certa “cripticità” legata a linguaggi ed a termini convenzionali, il ricorso a sms, chat e comunicazioni triangolari spesso anche mediate.

I temi dell’interloquire tra i malviventi erano sempre gli stessi, ovvero i furti e connessi episodi di riciclaggio e ricettazione di autovetture e ciclomotori, come anche le parti meccaniche e di carrozzeria da asportare ai veicoli rubati.

Ovviamente non mancavano indicazioni sulle pratiche estorsive da esercitare nei confronti delle numerose vittime, alle quali veniva proposto di sborsare denaro con l’implicita minaccia di perdere definitivamente il mezzo rubato in caso di rifiuto, il tutto secondo un classico cliché ricattatorio comunemente noto come “cavallo di ritorno”.

Un’autopattuglia GDF

L’attività investigativa ha peraltro consentito di documentare agli inquirenti il modus operandi utilizzato dai malfattori, il quale prevedeva l’esecuzione dei furti che avvenivano nottetempo, il reperimento di parti meccaniche e di carrozzeria di provenienza illecita che poi venivano rivenduti sul web oppure su “richiesta” di officine compiacenti, ed infine la ripartizione dei “utili” conseguiti dalle suddette attività illecite.

Sulla vicenda è perlomeno singolare notare come nel contesto territoriale messinese le persone vittime di furto della propria auto o della propria moto avessero loro malgrado riconosciuto all’organizzazione una certa influenza nel tentare di recuperare i mezzi, ed è proprio a loro oppure ai loro intermediari che poi si rivolgevano per mandare a “buon fine” la trattativa.

Gli arrestati, sempre secondo quanto accertato dagli investigatori della GDF, vantavano inoltre contatti con analoghi gruppi criminali attivi a Catania e specializzati nel medesimo settore il che, nel caso in cui i furti di veicoli fossero stati compiuti “in trasferta”, ne rendeva possibile il recupero anche nella zona etnea.

Da sottolineare anche la spregiudicatezza e la pericolosità che connotava i componenti dell’organizzazione, ed a tal riguardo significativo è stato l’episodio nel quale uno degli arrestati, per sfuggire ad un inseguimento delle Forze di Polizia, senza alcuno scrupolo abbia messo in atto una pericolosissima fuga tra le vie del centro cittadino fino a provocare un incidente con un’autopattuglia, per poi sottrarsi all’arresto lanciandosi in una scarpata della periferia.

L’odierna operazione testimonia ancora una volta il ruolo che la Guardia di Finanza ha nel concorrere con le altre FF.PP. al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica, che molto bene riesce ad integrare con il costante controllo economico-finanziario del territorio che è invece tipico del suo ruolo istituzionale.

Sul conto degli arrestati va in ogni caso ricordato come la loro posizione si trovi ancora nella fase delle indagini preliminari, e che i capi d’imputazione loro ascritti dovranno comunque trovare riscontro in dibattimento oltre che nei successivi gradi di giudizio, ciò nel pieno rispetto della presunzione di innocenza garantito dall’art. 27 della Costituzione.

 

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