Guardia di Finanza: Milano, scoperte infiltrazioni della ‘ndrangheta negli appalti di Rete Ferroviaria Italiana S.p.A. Arrestati 15 responsabili e sequestrati beni per 6,5 milioni di euro

Di Massimo Giardinieri

Milano. Avrebbero agevolato la pericolosa cosca di ‘ndrangheta degli Arena-Nicoscia, egemone nella zona di Isola Capo Rizzuto (KR), agendo all’interno di un’associazione per delinquere finalizzata ad una serie di reati di natura fiscale e fallimentare, tutto ciò attraverso società radicate in territorio lombardo ed attive nella manutenzione delle reti ferroviarie.

Sono queste le accuse che la Procura della Repubblica di Milano – Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) muove nei confronti di 15 soggetti, arrestati stamani dai militari della Guardia di Finanza del capoluogo lombardo e da quelli di Varese, supportati dei colleghi della GDF veronese, con il contestuale sequestro di beni immobili e disponibilità finanziarie per un valore di oltre 6 milioni e 500mila euro. Un’operazione che nelle sue fasi di epilogo ha richiesto l’impiego di circa 200 fiamme gialle, impegnate stamani in molteplici perquisizioni locali e domiciliari portate a termine in quattro diverse regioni.

Le indagini in argomento hanno infatti permesso di ricostruire un’efficiente rete di società intestate ai classici “prestanome” (tutte persone di fiducia dei principali indagati), i cui effettivi titolari erano in rapporto di contiguità – se non di parentela – con la suddetta compagine malavitosa.

Per gli inquirenti milanesi quegli stessi soggetti traevano ingenti profitti dalla sottoscrizione di contratti formalmente stipulati per il c.d. “distacco di manodopera” ma che, nella realtà, si riferivano invece a  vere e proprie somministrazioni di prestazioni d’opera nella più ampia accezione del termine.

Autopattuglia

L’intento dei responsabili era infatti quello di utilizzare queste imprese quale “schermo” con il quale riuscire a vincere i bandi di gara indetti da Rete Ferroviaria Italiana S.p.A. e delle sue controllate per lavori da effettuare sulla rete di competenza, facendo così figurare come “distaccato” quello che, invece, era a tutti gli effetti lavoro dipendente della propria manovalanza.
Tali contratti si riferivano infatti ad importanti lavori di manutenzione e armamento delle linee ferroviarie di varie regioni tra cui, oltre quelle della stessa Lombardia, erano presenti anche quelle presenti in Veneto, Lazio, Abruzzo, Campania, Calabria e Sicilia.

Un volume d’affari di rilevanti proporzioni dunque, e che gli investigatori quantificano nella suddetta cifra di 6,5 milioni di euro per la sola parte derivante dalle evasioni fiscali, oltre che da omesse presentazioni delle prescritte dichiarazioni d’imposta nonché dalle indebite compensazioni di debiti erariali, ottenuti questi attraverso falsi crediti IVA.

Per la Procura meneghina gli arrestati – sempre per conto della ‘ndrina isolitana – hanno peraltro contribuito al mantenimento dei loro accoliti in carcere nonché delle loro famiglie, nonché adoperandosi per procurare falsi contratti di assunzione finalizzati a far ottenere benefici in favore dei soggetti a loro vicini colpiti da provvedimenti giudiziari.

Da rilevare come le stesse indagini abbiano consentito di far luce anche sulla condizione di assoggettamento imposta alla manodopera, che veniva senza mezzi termini minacciata di licenziamento anche per semplici richieste di miglioramento delle condizioni e degli ambienti di lavoro.

 

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