Guardia di Finanza: Napoli, trafficano in sostanze stupefacenti sul “dark web” pagando in bitcoin. Denunciati 9 giovanissimi

Di Claudio Bellumori e Dario Gravina

Napoli. Giovanissimi eppure già molto scaltri nel trafficare in sostanze stupefacenti, il cui commercio sarebbe avvenuto attraverso il c.d. “dark web” e con tanto di transazioni compiute in criptovalute.

È racchiusa in questi pochi elementi un’incredibile vicenda, che ora vede finire in guai seri un gruppo di 9 ragazzi, i quali – tra il giugno 2016 ed il giugno 2017 – quando non avevano neppure raggiunto la maggiore età, si erano ingegnati per mettere in piedi un traffico di sostanze stupefacenti di vario genere (essenzialmente hashish e marijuana).

La spinosa questione è venuta alla luce a seguito di un’attività d’indagine che il Tribunale per i Minorenni di Napoli, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, aveva delegato ai finanzieri del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (GICO) i quali, dopo aver analizzato i contenuti di alcune conversazioni rintracciate sullo smartphone di uno dei ragazzi indagati, hanno ricostruito un traffico di per sé non rilevante (si parla di 10 acquisti di stupefacenti) quanto allarmante per le modalità con cui è avvenuto.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori della GDF partenopea, infatti, il gruppo di trafficanti in erba si sarebbe avvalso della parte più recondita della rete – il citato “dark web” – per acquistare i quantitativi di droga di cui avevano bisogno ed avviare così loro commercio, addirittura pagando in bitcoin i loro “fornitori” e riuscendo in tal modo a mascherare la tracciabilità delle suddette transazioni.

GDF – Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche (NSTPFT)

Come noto, nel “dark web” è infatti possibile acquistare o scambiare molti generi di merci illegali come droga, armi, farmaci, anabolizzanti, passaporti e documenti falsi, ma anche foto e video dai nefandi contenuti pedopornografici, ed i dati di chi pone in vendita queste cose, così come quelli di chi le acquista, vengono criptati attraverso sofisticati sistemi telematici che rendono pressoché impossibile (o quantomeno molto difficoltosa) la loro identificazione.

L’anonimato del cliente è ancor più garantito quando questi si avvale di forme di pagamento in moneta elettronica, le quali vengono perfezionate solo al momento in cui la “merce” giunge al destinatario.

Nello specifico caso, la droga arrivava ai ragazzi tramite una società di spedizioni (risultata completamente estranea ai fatti), la quale faceva recapitare i pacchetti con all’interno lo stupefacente presso appositi centri-ritiro posti all’interno di grandi esercizi commerciali abilitati al servizio, e dove i giovani si recavano indisturbati a ritirarli.

Ancora una volta l’approccio investigativo spiccatamente multidisciplinare con cui operano i Reparti del Corpo maggiormente impegnati nel contrasto ai crimini finanziari, tecnologici e comuni più gravi, ha dunque consentito di svelare una realtà che altrimenti sarebbe rimasta nell’ombra, ma che ora potrà fare “scuola” per altre attività da condursi nei medesimi settori d’intervento.

 

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