Guardia di Finanza: nel porto di Gioia Tauro intercettato e sequestrato un carico da 932 chili di cocaina purissima. Valore commerciale 186 milioni di euro

Di Mariateresa Levi

Reggio Calabria. Centottantasei milioni di euro, una cifra astronomica, ed a tanto poteva arrivare il guadagno dei narcotrafficanti qualora fosse giunto nelle loro mani il maxi-carico di cocaina intercettato stamani al porto di Gioia Tauro (Reggio Calabria) dai Finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, unitamente ai funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che operano nell’importante scalo marittimo calabrese.

Il porto di Gioia Tauro

L’ingente partita di droga (932 chili) costituita da cocaina di grado purissimo, era stata suddivisa in 800 panetti ed occultata all’interno di 37 borsoni, che poi erano stati piazzati tra gli anfratti di un carico di cozze provenienti dal Cile.

L’intento dei narcos era dunque evidente: infilare la droga in un carico di prodotti della pesca nel tentativo di sviare l’acutissimo fiuto dei cani anti-droga.

I cani antidroga scoprono un traffico di cocaina nel porto di Gioia Tauro

In questo caso, però, chi ha curato la spedizione di “polvere bianca” non ha evidentemente fatto i conti con le serratissime procedure di controllo di GDF e Dogana italiane; procedure che si avvalgono di accurate analisi di rischio e che, nel caso specifico, avevano comportato riscontri doganali (controlli fisici a tutti gli effetti) su qualcosa come 2.200 container provenienti dal continente americano.

Un lavoro che coniuga esperienza, caparbia e capacità operativa, alla quale si unisce lo strumento telematico e quello tecnologico, in questo caso la sofisticata apparecchiatura scanner in dotazione alla Dogana che permette di visionare un carico stivato all’interno di un container senza dover necessariamente procedere al suo completo svuotamento, permettendo così al personale militare e civile che opera a contrasto di questi traffici illeciti di arrivare alla classica “dama”.

Come accennato sopra, il grado di purezza della cocaina sequestrata ne avrebbe permesso più volte il “taglio”, in pratica fino a quadruplicarne il quantitativo garantendo così un lungo approvvigionamento della sostanza sulle piazze di spaccio di mezza Europa.

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