Guardia di Finanza: nel Vicentino scoperta frode fiscale plurimilionaria nel settore delle Coop di servizi. Venti denunce ed effettuato sequestro preventivo di oltre 39 milioni di euro

Di Massimo Giardinieri

Vicenza. Sequestro preventivo di oltre 39 milioni di euro disposto nei confronti di 19 società nonché di 20 persone fisiche (tutte indagate per frode fiscale).

Le indagini della GDF di Vicenza

Difficile immaginare che una vicenda di tale rilevanza possa essere stava avviata a seguito d’una denuncia presentata da una badante residente nell’Alto vicentino, la quale aveva segnalato ai finanzieri di essere stata costretta dal dipendente di un’agenzia di Padova a corrispondergli una somma di denaro all’atto dell’assunzione e della successiva ricezione del primo stipendio.

Eppure proprio da lì che è partita l’indagine che i finanzieri del Comando Provinciale di Vicenza, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Roma, hanno condotto facendo piena luce su una vasta frode fiscale che si celava dietro le apparentemente lecite attività di un’agenzia di lavoro interinale.

Nonostante l’agenzia in questione fungesse da “front office” sul territorio per la fornitura di manodopera, le badanti erano però formalmente inquadrate all’interno di società cooperative aventi sede legale a Roma e sede operativa a Milano anche se le stesse, in realtà, erano del tutto inesistenti.

Approfondendo le indagini, gli investigatori della GDF vicentina hanno, infatti, accertato come queste fossero società completamente sconosciute al Fisco oltre che formalmente amministrate da semplici “prestanome”, le cui sedi erano del tutto fittizie ed in alcuni casi riportanti indirizzi aventi un numero civico inesistente.

Sulla base dei successivi riscontri sono così state individuate ben 17 di queste “cooperative-fake” – attive in tutto il territorio nazionale – che fornivano i più disparati servizi di manodopera che, oltre alle badanti per anziani e portatori di handicap, vedevano al loro interno anche infermieri, autotrasportatori, braccianti stagionali e operai edili, tutto ciò per un totale di oltre 3.000 posizioni lavorative tutte risultate irregolari.

Da notare come nel solo territorio veneto la principale cooperativa coinvolta nella frode avesse inquadrato, nel giro di pochi anni, oltre 1.400 badanti grazie alle agenzie del Padovano e del Veneziano ad essa collegate, realizzando un volume d’affari di oltre 5 milioni di euro.

Come se non bastasse, le cooperative in questione hanno altresì ricevuto e utilizzato fatture per operazioni inesistenti pari a 27 milioni di euro, emesse queste da due società di capitali attive nel settore immobiliare (anche queste esistenti solo sulla carta) le quali, a loro volta, erano funzionali alla creazione di costi d’impresa mai sostenuti, che gli avrebbero però consentito di vantare ingenti crediti IVA da andare a successivamente compensare sulle retribuzioni dei lavoratori, nonché sui debiti previdenziali e assicurativi riferiti a tali rapporti di lavoro.

In alternativa, tali fittizi crediti d’imposta venivano ceduti (ovviamente dietro pagamento) a soggetti giuridici terzi aggravati da posizioni di pesante indebitamento con il Fisco, trasformando così in denaro contante la frode fiscale architettata.

Per gli investigatori l’ammontare di tali indebite compensazioni supera gli 8 milioni di euro, mentre sulle posizioni lavorative di tali società cooperative non è mai stato eseguito alcun versamento d’imposta, consentendo così agli ideatori della frode di abbattere in maniera del tutto illecita il costo della manodopera.

Le serrate investigazioni che i finanzieri padovani hanno eseguito su delega della Procura della Repubblica di Roma, hanno altresì permesso di individuare le figure di tre professionisti (un commercialista di Ascoli Piceno, un ragioniere di Roma peraltro già gravato da precedenti di polizia specifici per frode fiscale, nonché un imprenditore risultato essere l’amministratore d’una larga parte di queste cooperative), i quali avrebbero assunto specifici ruoli nel portare avanti tutto il complesso impianto frodatorio qui descritto.

Al momento sono comunque 20 le persone fisiche indagate – a vario titolo – per i reati di dichiarazione fraudolenta, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, emissione di fatture per operazioni inesistenti, omesso versamento IVA ed indebita compensazione.

Condividendo appieno le risultanze investigative prodotte dalla GDF di Padova nonché la motivazioni fornite dagli inquirenti della Procura capitolina, il GIP del Tribunale di Roma ha così emesso il citato decreto di sequestro finalizzato alla confisca “per equivalente” (ovvero per l’intero ammontare delle somme sottratte al Fisco) che ha riguardato 36 immobili siti nelle province di Lucca, Pistoia, Latina, Roma e Ascoli Piceno, 2 imbarcazioni da diporto, 3 autoveicoli di lusso, 27 partecipazioni societarie, 2 orologi di pregio ed altre disponibilità finanziarie.

Anche se va al momento osservato il principio della presunzione di innocenza specificando che le responsabilità penali contestate agli indagati verranno definitivamente accertate allorquando sarà pronunciata nei loro confronti una sentenza irrevocabile di condanna.

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