Guardia di Finanza: operazione anti-racket al quartiere palermitano della “Vucciria”. In manette gli estorsori di un giovane imprenditore edile. Sequestrati beni per 200 mila euro

Di Dario Gravina

Palermo. Stava gestendo un cantiere edile per l’esecuzione di alcuni lavori di ristrutturazione nel popoloso quartiere palermitano della “Vucciria”, ma la sua attività imprenditoriale non era sfuggita ai mafiosi della zona che si erano subito fatti avanti chiedendogli i soldi del classico “pizzo”, almeno fino a quanto i Finanzieri del locale Comando Provinciale – Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, nel giro di pochi giorni non hanno individuato ed arrestato anche un secondo estorsore mettendo così fine alla vicenda.

L’arresto di uno degli estorsori

La citata attività aveva infatti preso origine dall’arresto – avvenuto due settimane addietro – di un estorsore sorpreso dai militari delle Fiamme Gialle in piena flagranza di reato mentre riceveva da un giovane imprenditore la somma di 300 euro a titolo di “messa a posto”, che nel gergo della criminalità di stampo mafioso sta nella possibilità di lavorare relativamente “tranquilli” almeno sino alla successiva ed immancabile richiesta di denaro.

Precedentemente a quel primo arresto, la vittima era stata infatti avvicinata da due soggetti (un 37enne ed un 31enne del posto) che gli avevano fatto richieste sempre più insistenti ed esplicite connesse al pagamento del classico “pizzo”, alle quali l’imprenditore si era però coraggiosamente opposto sporgendo denuncia anche grazie al supporto offertogli da un’associazione anti-racket.

Sulla base di tali circostanze, i Finanzieri del Nucleo PEF di Palermo avevano così avviato le relative indagini, successivamente alla quali un primo malavitoso, come detto sopra, è stato colto con le mani nel sacco.

Le indagini però non si sono fermate, e così gli investigatori sono venuti a conoscenza del fatto che l’arrestato aveva in precedenza “presentato” la vittima ad un suo sodale che, nel tempo, aveva ugualmente preso parte all’attività criminosa in questione.

Dai paralleli riscontri di carattere patrimoniale eseguiti sul conto dei due indagati, è altresì emersa la stridente sproporzione esistente tra i beni posseduti e la loro effettiva capacità economica, con i rispettivi nuclei familiari che negli anni non avevano dichiarato redditi lecitamente acquisiti oppure altre forme di introiti in grado di giustificare le non poche spese sostenute.

Sulla base di tali elementi probatori, oltre all’arresto che il GIP del Tribunale di Palermo ha disposto nei confronti di ambedue i malavitosi (accusati di concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso), la locale Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) a sua volta ha emesso un provvedimento di sequestro patrimoniale d’urgenza che ha interessato beni mobili ed immobili per un valore complessivo stimato in circa 200 mila euro, nel quale è ricompreso anche un noto pub dello stesso quartiere risultato essere proprio nelle disponibilità del secondo arrestato.

La Guardia di Finanza ricorda a tutti gli imprenditori, gli artigiani ed i commercianti vittime del racket delle estorsioni, che è sempre possibile denunciare tali episodi contattando il numero di pubblica utilità del Corpo “117”, attivo – 24 ore su 24 – in tutto il territorio nazionale.

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