Guardia di Finanza: operazione antidroga con SCICO, eseguite 31 misure cautelari personali in Puglia e Abruzzo. Sequestrati beni per 2 milioni di euro

Di Alessandro Margottini               

BARI. Maxi operazione antidroga eseguita tra Puglia e Abruzzo. Trentuno persone sono state sottoposte a misure cautelari personali (di cui 15 in carcere, 14 agli arresti domiciliari e 2 destinatari dell’obbligo di dimora) dai finanzieri del Comando Provinciale di Bari e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (SCICO), con il supporto dei mezzi aerei del locale Reparto Operativo Aeronavale (ROAN) oltre che dei colleghi in forza al Comando Provinciale GDF di Foggia, stanno eseguendo dall’alba tra le provincie di Bari, Barletta-Andria-Trani, Foggia, Teramo e Chieti.  Attività nella quale le fiamme gialle hanno sequestrato preventivamente beni per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro.

Operatori tecnici della GDF al lavoro sui terminali

Gli arrestati ed indagati in questione rispondono – a vario titolo – di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope, nonché di produzione, traffico e detenzione di droga.

L’operazione in cronaca giunge al termine di un’articolata attività di indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Bari, che ha consentito di svelare l’esistenza di un agguerrito e ben organizzato sodalizio criminale, la cui sede operativa era stata basata nella provincia dauna pur avendo propaggini nel Barese oltre che nel territorio di Barletta-Andria-Trani.

Le numerose attività d’intervento compiute durante le indagini avevano peraltro permesso di sequestrare circa 150 kg di hashish e 200.000 euro in contanti, ma anche di effettuare diversi arresti avvenuti in flagranza di reato; circostanze queste che hanno convinto l’Autorità Giudiziaria inquirente sulle potenzialità di un gruppo di trafficanti dotato d’una capacità organizzativa di tutto rispetto, oltre che di consistenti mezzi finanziari e strumentali resi possibili da una “cassa comune” e da una vera e propria “contabilità d’esercizio”.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori della Guardia di Finanza, lo stesso gruppo criminale era infatti in grado di rifornire sistematicamente le numerose piazze di spaccio di Foggia, Bari e Barletta-Andria-Trani ma anche le zone costiere dell’Abruzzo, sfruttando al riguardo la “fama” d’uno dei principali indagati (appartenente ad un noto clan della criminalità organizzata pugliese).

Nei suddetti traffici un loro ruolo lo avevano anche gli strumenti di comunicazione criptati, la “mimetizzazione” di attività illecite all’interno di strutture adibite ad attività commerciali nonché il ricorrente uso di linguaggi codificati per la gestione dei traffici, per l’assistenza legale mantenimento dei loro sodali finiti in carcere.

Una capacità delinquenziale a tutto tondo dunque, a più riprese dimostrata e che neppure i ripetuti interventi repressivi delle Forze di Polizia sembravano aver scalfito.

Parallelamente alle indagini di polizia giudiziaria, i finanzieri hanno inoltre proceduto a mirate indagini di natura economico-patrimoniale che hanno interessato i soggetti investigati ed i loro nuclei familiari, allo scopo d’individuare la presenza di ricchezze non giustificate da fonti di reddito lecite.

Indagini che, come spesso accade in tali vicende, hanno evidenziato una macroscopica sproporzione reddituale/patrimoniale conseguentemente alla quale è stato disposto il sopracitato sequestro di beni da 2 mln. di euro (finalizzato alla successiva confisca), nel quale sono rientrati 28 terreni agricoli, 7 appartamenti, 900.000 euro in contanti oltre a polizze-vita, saldi attivi su conti correnti e 2 automobili.

A margine dell’operazione in cronaca è altresì opportuno ricordare come la GDF barese, in perfetto coordinamento con gli inquirenti della locale Procura della Repubblica, abbia già proceduto nel corso degli ultimi due anni al sequestro di circa 2.000 kg di droghe nonché all’arresto di oltre 40 “corrieri”.

A tutti gli arrestati ed agli altri soggetti coinvolti nell’operazione va in ogni caso riconosciuta la presunzione d’innocenza, da ritenersi imprescritta sino a pronunciamento di sentenza definitiva di condanna che ne dichiari le responsabilità penali per le quali sono attualmente sottoposti a misure cautelari restrittive della libertà personale.

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