Di Massimo Giardinieri
PALERMO. Ha un nome eloquente l’operazione anti-contrabbando portata a termine dai Finanzieri del Comando Provinciale di Palermo – 1° Nucleo Operativo Metropolitano (NOM) e dal personale dell’Agenzia delle Accise Dogane e Monopoli (ADM), i quali stavolta non hanno scovato il classico carico di sigarette contrabbandiere, bensì oltre 41.000 capi d’abbigliamento introdotti sul territorio italiano attraverso un semirimorchio proveniente da Tunisi.
Il carico di prodotti contrabbandieri in questione era destinato a due importatori, dei quali uno con sede nello stesso Capoluogo siciliano e l’atro in provincia di Novara.
Il voluminoso sequestro – il cui valore commerciale è stimabile in circa 400.000 euro – è avvenuto nell’ambito delle serrate operazioni di vigilanza che ogni giorno Finanzieri e Doganieri assicurano nel porto palermitano, ed è stato proprio a seguito delle operazioni di analisi e di successivo controllo documentale che sono cominciate ad emergere le prime discrepanze, in particolare sull’effettiva quantità nonché sulla qualità merceologica dei prodotti giunti in Dogana.
Sulla base di questi iniziali dubbi si è così provveduto ad un’accurata ricognizione fisica sul semirimorchio appena sbarcato fino a scoprire la reale natura dei prodotti in questione che, nelle chiare intenzioni dei responsabili, doveva arrivare a destinazione eludendo il pagamento dei dazi doganali (quantificati in circa 30.000 euro).
Scoperto l’illecito per i due rappresentanti legali delle citate ditte importatrici sono dunque scattati altrettanti deferimenti all’Autorità Giudiziaria per il reato di contrabbando, peraltro aggravato dalle false indicazioni apposte dagli stessi denunciati sui relativi documenti doganali anche se, trovandoci ancora nella fase preliminare delle indagini preliminari, in attesa di giudizio definitivo sussiste per i medesimi la presunzione d’innocenza.
I capi d’abbigliamento in questione – che come indicato sopra hanno un valore di tutto rispetto – sono stati preventivamente sottoposti a sequestro così come previsto dall’art. 321 del Codice di Procedura Penale.
Quasi superfluo aggiungere che l’odierna operazione sortisce dall’incessante azione di controllo che l’Amministrazione Finanziaria dello Stato, per mezzo della Guardia di Finanza e dell’ADM, assicura in tutti gli spazi doganali presenti sul territorio italiano, ciò anche a tutela della sicurezza dei prodotti, della salute dei consumatori come anche dei legittimi interessi degli imprenditori che lavorano nel rispetto degli obblighi tributari e delle regole del libero mercato.
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