Di Michele Toschi
Bologna. Era davvero un “mago” della bancarotta fraudolenta il 47enne avvocato romano al quale i Finanzieri del Comando Provinciale di Bologna hanno oggi sequestrato, nel corso di un’operazione non a caso denominata “Mandrake”, beni mobili ed immobili per la ragguardevole cifra di 4.800.000 euro.

Operazione della Guardia di Finanza a Bologna
Il decreto di sequestro, finalizzato alla successiva confisca, è stato disposto dalla Procura della Repubblica bolognese a seguito di una pregressa indagine delle Fiamme Gialle del capoluogo emiliano e che – nell’ottobre del 2017 – aveva già portato all’esecuzione di cinque ordinanze di custodia cautelare disposte nei confronti dei membri d’una intera famiglia titolare di alcune importanti attività imprenditoriali operanti nel settore dei trasporti, oltre al sequestro di una grossa azienda ed altri beni per un valore complessivo di 9 milioni di euro.
Ed è stato proprio dagli sviluppi di quell’inchiesta che le Fiamme Gialle felsinee hanno avviato nuove ed approfondite indagine sul conto di un consulente fiscale romano il quale, unitamente agli arrestati, aveva messo in atto e portato a termine una vera e propria “catena” di bancarotte fraudolente.
Il sistema escogitato dal legale in questione era raffinato ed assai efficace: in pratica si trattava di andare a “svuotare” società pesantemente in debito con il Fisco ed ormai prossime al fallimento, trasferendone però gli attivi aziendali all’interno di nuove imprese riconducibili agli stessi responsabili, ma con cariche amministrative e quote societarie intestate a semplici “prestanome” i quali, ovviamente, non avevano alcuna pendenza di natura tributaria.
Partendo da questi elementi, gli investigatori della GdF hanno dunque compiuto altri approfonditi accertamenti che hanno permesso di dimostrare all’Autorità Giudiziaria inquirente come lo stesso professionista avesse attivamente partecipato a tali manovre truffaldine, occupandosi dei complessi aspetti legali delle stesse e per le quali aveva percepito una cospicua “parcella” da circa 200 mila euro a prestazione.
Il frutto di tutti questi sforzi professionali è però ora finito sotto i sigilli del Tribunale, al fine di riottenere quanto era stato sinora sottratto alle giuste pretese dell’Erario e della collettività.
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