Guardia di Finanza: operazione “Monsone” a Roma. Eseguite 18 misure cautelari nei confronti un gruppo criminale che gestiva le autorizzazioni per il commercio ambulante nella Capitale

Di Mariateresa Levi

Roma. Sono scattati all’alba di oggi gli arresti emessi dalla Procura della Repubblica di Roma nei confronti di 18 persone ritenute responsabili di un sistema di corruzioni ed estorsioni che ha interessato l’ampio settore del commercio ambulante nella Capitale.

Operazione della Guardia di Finanza a Roma contro la corruzione nel commercio ambulante

L’operazione – denominata in codice “Monsone” – scaturisce da un’indagine dei Finanzieri del Nucleo Speciale Polizia Valutaria (NSPV), condotta in collaborazione con la Polizia locale di Roma Capitale.

Le misure cautelari eseguite stamani (delle quali 8 in carcere e 10 ai domiciliari) hanno riguardato, tra gli altri, due pubblici ufficiali (un dirigente del Comune di Roma ed un suo diretto collaboratore, 4 esponenti di un’associazione sindacale di categoria nonché un gruppo di 7 persone tra noti imprenditori e commercianti tra cui figurano anche un bangladese, un siriano e un israeliano.

I reati contestati, a vario titolo, in capo agli arrestati sono quelli di associazione per delinquere, corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, rivelazione del segreto d’ufficio, estorsione, abusiva attività finanziaria, usura e autoriciclaggio.

Secondo quando accertato dagli investigatori della Guardia di Finanza, un sodalizio criminale composto da 13 persone aveva messo in piedi un ormai ben collaudato sistema corruttivo ed estorsivo, finalizzato a gestire in maniera illecita le autorizzazioni amministrative necessarie per esercitare l’attività di commercio ambulante su aree pubbliche e su numerose postazioni presenti nel territorio del Comune di Roma (240 sono quelle finite nell’inchiesta), non disdegnando di avvalersi, all’occorrenza, d’intimidazioni e atti di violenza per estorcere denaro.

In buona sostanza si trattava di assegnare le postazioni migliori di vendita (che per legge debbono ruotare ogni due mesi tra i richiedenti), ma che puntualmente finivano però per essere assegnate sempre ai soliti – anche ricorrendo a prestanome e licenze fittizie – in cambio delle solite “bustarelle”.

Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, sono state diverse le utilità percepite dai pubblici ufficiali infedeli, che per la loro “collaborazione” intascavano denaro contante, godevano di pranzi e cene gratis, ricevevano capi griffati ed anche abbonamenti annuali allo stadio.

Nei confronti di alcuni degli arrestati gli inquirenti contestano anche una ripetuta attività usuraria che vedeva i responsabili concedere prestiti tra i 2 mila ed i 5 mila euro agli ambulanti che non riuscivano a pagare, a fronte dei quali però venivano pretesi interessi spropositati con tasso annuo anche superiore al 500%.

Contestualmente alle predette misure cautelari, i finanzieri del NSPV hanno eseguito nei confronti dei responsabili un sequestro di disponibilità finanziarie per 1.000.000 di euro, ritenuti il lucroso provento delle attività illecite sin qui perpetrate.

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