Di Dario Gravina
Palermo. Erano finiti al centro di un’importante operazione anti-usura (convenzionalmente denominata “The Uncle”), che li aveva visti responsabili di un vasto giro di prestiti “a strozzo” concessi ad imprenditori e commercianti in difficoltà economiche, ma con interessi caratterizzati da un tasso fino al 60% su base annuale.
Oltre all’arresto degli usurai in questione, due fratelli di 69 e 61 anni (uno dei quali già condannato a tre anni e 3 mesi di reclusione mentre l’altro è ancora sottoposto a giudizio), nei loro confronti era stato contestualmente operato un consistente sequestro patrimoniale rappresentato da immobili, attività commerciali ed altre disponibilità ritenute provento di tale attività criminale, e che i finanzieri del Comando Provinciale di Palermo – Gruppo d’Investigazione sulla Criminalità Organizzata (GICO), avevano rintracciato su delega dell’Autorità Giudiziaria inquirente.
Quegli stessi beni – dal valore stimato in oltre 3.500.000 euro – non erano neppure compatibili con la capacità reddituale dichiarata dai due fratelli, fattore questo che – oltre alle dimostrate responsabilità penali contestategli – aveva portato il Tribunale di Palermo ad emettere un provvedimento di confisca (ovvero della definitiva acquisizione al patrimonio dello Stato di quanto in precedenza sottoposto a sequestro), ma che era però stato oggetto di ricorso alla suprema Corte di Cassazione.
La strenua resistenza opposta dagli stessi usurai ha però oggi trovato finalmente il suo epilogo attraverso la confisca – stavolta irrevocabile – che i militari della GDF palermitana hanno puntualmente eseguito nei confronti di 2 imprese commerciali, 14 immobili, 11 veicoli e 20 rapporti finanziari, sottratti alle capacità economiche dei responsabili di quell’attività usuraria divenuta l’incubo di molti imprenditori della zona.
Oltre a costituire il miglior coronamento d’ogni indagine economico-patrimoniale, l’istituto giuridico della confisca consente di sottrarre in maniera definitiva quanto la criminalità organizzata, comune e finanziaria ha sottratto alla società civile, con un danno che molto spesso travalica quello causato alle singole vittime poiché investe ed offende anche il tessuto economico, oltre che sociale, del Paese.
L’avvalersi di rilevanti capacità finanziarie e patrimoniali, oltretutto, rende ancor più forti quelle stesse organizzazioni criminali oltre a rappresentare una chiara dimostrazione del loro nefasto potere, che la Guardia di Finanza ogni giorno contrasta attraverso le sue componenti specialistiche continuamente impegnate in rilevanti sequestri.
Sull’argomento giova evidenziare come il Governo italiano – già dal 2010 – abbia appositamente costituito l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC) la quale, tra i suoi importanti compiti, ha anche quello di destinare a finalità sociali gli immobili in precedenza appartenuti alle associazioni di stampo mafioso.
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