Di Mariateresa Levi
Piacenza. Non è la prima volta che la Guardia di Finanza si trova a dover indagare su qualche amministratore di sostegno che si impossessa del denaro o di altri beni del proprio assistito profittando del mandato assegnato dal Tribunale in favore di persone inermi perché gravate da gravi infermità fisiche o mentali, ed un altro episodio sul genere si è stavolta verificato a Piacenza dove i finanzieri del locale Comando Provinciale hanno inchiodato alle sue responsabilità un avvocato della zona.
La vicenda ha cominciato a prendere forma allorquando i figli di un 84enne, afflitto da gravi problemi di salute e da tempo ricoverato presso una struttura sanitaria residenziale, si sono accorti di alcuni strani ammanchi sul conto corrente dell’anziano genitore ed hanno per questo sporto denuncia negli uffici delle fiamme gialle.
Come noto, la figura dell’amministratore di sostegno viene nominata dal Giudice tutelare per precise finalità previste dalla legge che mirano a garantire assistenza a chiunque si trovi nell’incapacità, totale oppure temporanea, di provvedere ai propri interessi sia pur limitandone al minimo la capacità di agire.
In questo caso, però, gli investigatori della GDF hanno iniziato ad esaminare le movimentazioni dell’avvocato accertando che – proprio durante lo svolgimento del suo mandato – questi aveva arbitrariamente attinto denaro per circa 14.000 euro sul conto corrente del proprio assistito, denaro che era poi finito per soddisfare esigenze del tutto personali.

GDF – attività d’ufficio
L’evidenza dimostrata da tali risultanze investigative gli è dunque costata una denuncia per il reato di peculato, peraltro aggravato dalla sua posizione professionale ed in virtù del mandato che gli era stato assegnato, nonché dalla minorata capacità di difesa della vittima.
Per giustificare agli occhi degli inquirenti alcuni prelevamenti in contante, il professionista aveva per di più dichiarato che si trattava di somme corrisposte “in nero” in favore di altri colleghi come contropartita per alcune consulenze professionali, una tesi alquanto flebile e che gli ha causato altre due denunce per diffamazione da parte degli interessati.
Su richiesta del pubblico ministero titolare delle indagini, il GIP del Tribunale di Piacenza ha dunque disposto nei confronti dell’indagato un sequestro preventivo di beni equivalente alla somma sottratta all’anziano assistito ma, vista la portata della citata misura, l’indagato ha intanto provveduto a risarcire il danno versando il maltolto all’attuale amministratore di sostegno e consentendo in tal modo la revoca del sequestro.
La descritta attività rimarca ancora una volta le specifiche competenze di polizia economico-finanziaria affidate al Corpo e che, come in questo caso, trovano efficace applicazione non solo nella ricerca e nella repressione dei reati che colpiscono l’Erario dello Stato ma anche nella tutela dei legittimi patrimoni appartenenti a singoli cittadini.
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