Di Massimo Giardinieri
REGGIO CALABRIA. È senza dubbio una delle più importanti confische di questi ultimi tempi (valore complessivo oltre 160 milioni di euro) quella che i Finanzieri ed i Carabinieri dei Comandi Provinciali di Reggio Calabria hanno eseguito unitamente al personale della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) nonché del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (SCICO), nei confronti di un importante imprenditore reggino dell’edilizia.
L’ultima indagine che ha portato oggi a questo pesantissimo provvedimento ablatorio, sviluppatasi sotto il perfetto coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), ha consentito di fare completamente luce sugli affari portati avanti dal citato imprenditore dagli anni ’80 sino al 2017, facendo così emergere come lo stesso avrebbe prima avviato e poi consolidato il suo ruolo imprenditoriale sul territorio reggino grazie all’appoggio garantitogli da noti clan di ‘ndrangheta (in particolare dei Latella prima e dei De Stefano poi) prove che, tra l’altro, erano già emerse nel corso di due precedenti operazioni denominate “Monopoli” e “Martingala”.
La prima, eseguita dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, svelò infatti un sistema di connivenze coltivate da diversi imprenditori reggini i quali, dietro la “protezione” delle cosche cittadine, sarebbero riusciti ad accumulare maniera del tutto illecita profitti a molti zeri poi riciclati in diverse quanto remunerative attività commerciali.
Oltre all’esecuzione provvedimenti restrittivi che raggiunsero quattro soggetti accusati dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, trasferimento fraudolento di valori ed autoriciclaggio (tutti aggravati dalle modalità mafiose), venne altresì disposto il sequestro di imprese nonché di beni mobili e immobili per un valore di 50 milioni di euro, al quale seguì la condanna – in primo grado – dell’imprenditore in questione con la pena a 12 anni di reclusione e la misura di sicurezza della libertà vigilata per 3 anni, ciò per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Per i giudici l’uomo era infatti in stretti rapporti d’’affari con i De Stefano e, proprio grazie a loro, si era imposto tra la concorrenza del settore affermandosi come uno degli imprenditori reggini più in vista; una posizione senza dubbio invidiabile la sua, ma dietro la quale si celava la prepotente infiltrazione della ‘ndrangheta nel tessuto economico cittadino.
L’operazione “Martingala, condotta invece dagli uomini della DIA e dai finanzieri del GICO di Reggio Calabria, consentì di scoprire un agguerrito e ben organizzato gruppo criminale sempre improntato all’associazione mafiosa ma specializzato nel riciclaggio e autoriciclaggio di denaro sporco, oltre che nell’emissione di fatture per operazioni inesistenti.
In quel caso l’attività si concluse con l’esecuzione di 27 provvedimenti restrittivi personali, nonché di provvedimenti cautelari che interessarono 51 società, anche estere, con sequestri di partecipazioni sociali, beni mobili e immobili e disponibilità finanziarie per un valore di circa 119 milioni di euro.
Anche in tale ambito criminoso lo stesso imprenditore, per effetto dei gravi reati tributari commessi, era riuscito a produrre ingenti profitti illeciti da reinvestire principalmente nelle proprie attività aziendali.

GDF – sequestro immobile
Alla luce di tali e più che conclamate evidenze, la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nella necessità di colpire finanziariamente e sempre più incisivamente la criminalità organizzata, ha delegato al riguardo gli specialisti del GICO, il Nucleo Investigativo dei Carabinieri ed il locale Centro Operativo della DIA, con lo scopo di condurre una specifica indagine a carattere economico/patrimoniale.
Proprio tale indagine, forte delle risultanze acquisite nelle suddette operazioni antimafia, ha consentito di ricostruire le molte acquisizioni patrimoniali effettuate in ben 32 anni dall’imprenditore in parola ed il cui valore, come sempre si manifesta in questi casi, sarebbe risultato del tutto sproporzionato rispetto alla capacità reddituale dichiarata.
In base a ciò la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria nel 2019 dispose nei suoi confronti il sequestro dei beni riconducibili al citato imprenditore e successivamente, riconoscendo la validità dell’intero impianto indiziario, l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca dell’intero compendio aziendale di 7 tra imprese e società commerciali attive nel settore edile/immobiliare, 99 immobili, 16 veicoli nonché le quote di partecipazione al capitale di 2 società attive nei settori edile e turistico, oltre a 234 tra terreni e fabbricati.
Un capitale di proporzioni davvero ragguardevoli ma che oggi, proprio grazie agli sforzi congiunti dei militari dell’Arma e delle Fiamme Gialle, entra definitivamente a far parte del patrimonio dello Stato oltre che a costituire giusto ristoro per il danno patito dalla società civile.
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