Di Alessandro Margottini
SAVONA. Frodi sui crediti d’imposta, riconducibili ai c.d. “Ecobonus” e “Bonus facciate”. La Guardia di Finanza ha sequestrato crediti per un importo complessivo di un miliardo di euro, denunciando 311 soggetti economici nonché eseguendo 85 perquisizioni tra Liguria, Piemonte, Veneto, Lombardia, Trentino Alto Adige, Toscana, Emilia Romagna, Lazio, Campania e Puglia. Le perquisizioni, hanno richiesto l’impiego di 250 militari in forza ai Reparti del Corpo territorialmente competenti.
L’attività investigativa delle fiamme gialle del comando di via Famagosta è stata sviluppata in efficace sinergia con i funzionari dell’Agenzia delle Entrate, dopo gli accertamenti gli investigatori hanno dimostrato come i crediti d’imposta fossero del tutto inesistenti, in quanto ottenuti attraverso l’utilizzo di false fatture per lavori ancora da eseguire.
L’azione di servizio dei finanzieri ha, inoltre, consentito di accertare come la maxi-truffa in questione, escogitata e messa a punto da diverse imprese della zona, fosse stata efficacemente “replicata” su scala nazionale da altre aziende attive nel medesimo del settore.
Società che, in molti casi, erano mere “società-fantasma”, oltreché evasori totali o con volumi d’affari senza alcuna consistenza, prive di immobili e committenti per i quali eseguire i lavori in questione, che dunque avevano messo in piedi tale impianto frodatorio al solo scopo di ottenere i benefici fiscali in parola, così come fatture attive/passive volte a comprovare l’effettiva esecuzione di lavori in realtà mai eseguiti.
Da notare poi come tra soggetti coinvolti nelle indagini figurino percettori del reddito di cittadinanza, soggetti gravati da precedenti penali specifici nonché altri che avevano generato e/o accettato crediti instaurati con parenti stretti.
Tra le varie circostanze criminose esposte all’Autorità Giudiziaria inquirente non sono altresì mancate talune società generatrici di crediti fittizi che, a loro volta, avevano acquistato ulteriori crediti della stessa specie; come nel caso di un soggetto che aveva rilevato crediti in qualità di persona fisica (ma da una società da lui stesso rappresentata).
Degna delle attenzioni degli inquirenti è poi un’ulteriore quota di soggetti denunciati che, stando alle medesime risultanze investigative, aveva già effettuato l’indebita compensazione conseguendo in tal modo vantaggi fiscali significativi ai quali non aveva titolo; soggetti a quali se ne aggiungono altri che avevano invece acquistato blocchi di crediti fittizi (valore nominale per centinaia di milioni di euro) a fronte di un corrispettivo effettivamente versato d’importo davvero irrisorio.
Val la pena ricordare come operazioni di questo genere, oltre a tutelare la legalità economico-finanziaria del Paese, abbiano riverberi positivi verso le altre imprese e che rendono invece i loro servizi nel pieno e scrupoloso rispetto delle regole.
Ad ogni buon fine, i provvedimenti giudiziari sin qui adottati dal GIP giungono nella fase delle indagini preliminari, sussistendo al riguardo precise esigenze cautelari che sono ancora da ritenersi non-definitive.
In ragione di ciò, a tutti gli indagati va riconosciuta la presunzione di innocenza fino ad eventuale e irrevocabile sentenza di condanna.
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