Di Massimo Giardinieri
MILANO. Oltre 27 milioni di euro, a tale cifra arriva il sequestro preventivo disposto dal GIP del Tribunale di Milano che giunge oggi al termine di un’attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica meneghina ed affidata ai finanzieri del locale Comando Provinciale – Nucleo Polizia Economico Finanziaria (PEF).
A finire al centro dell’ennesima frode ai danni del Fisco è stata stavolta un’importante società che opera sul territorio nazionale nel settore della fornitura di lavoro temporaneo (“interinale”), nonché dei relativi amministratori che – a vario titolo – sono accusati del reato di indebita compensazione di imposte.
Ad accendere la scintilla sulle indagini dei Finanzieri milanesi sono state le molteplici segnalazioni di operazioni sospette che, come noto, sono disposte per fini di antiriciclaggio; segnalazioni qualificate dunque, sulle quali gli investigatori hanno sviluppato adeguati approfondimenti che hanno poi portato alla scoperta d’un complesso meccanismo frodatorio basato sulla compensazione di debiti – per la maggior parte di natura previdenziale – con crediti d’imposta (di “ricerca e sviluppo”, nonché IVA) poi risultati del tutto inesistenti.
Dagli ulteriori elementi probatori acquisiti dagli investigatori delle Fiamme Gialle, è emerso come l’amministratore di fatto della società in questione – residente in provincia di Cagliari ed all’apparenza nullatenente – nel corso degli anni avesse molto stranamente maturato nei confronti del Fisco una forte esposizione debitoria da circa 35 milioni di euro, fattore questo che strideva fortemente con il possesso d’un ingente patrimonio immobiliare e sul quale i Finanzieri ne hanno documentato l’effettiva titolarità. Un possesso a tutti gli effetti dunque, ma artificiosamente “schermato” agli attenti occhi dell’Amministrazione Finanziaria ricorrendo ad un trust.
Tra i soggetti deferiti all’Autorità Giudiziaria inquirente (oltre ai rappresentanti di fatto e di diritto della società coinvolta) compaiono anche alcuni professionisti attivi in provincia di Roma, interessati questi da diverse perquisizioni poiché al momento indagati per emissione di fatture per operazioni inesistenti; documentazioni che ad oggetto avevano consulenze svolte in favore della società investigata, ma il cui fine era invece quello di “drenare” liquidità dai conti societari.
Anche per questa vicenda è bene sottolineare come il correlato procedimento penale si trovi ancora nella fase delle indagini preliminari, dunque la responsabilità degli indagati potrà essere definitivamente accertata solo nel caso in cui nei loro confronti venga emessa una sentenza irrevocabile di condanna.
Il risultato di servizio qui descritto ancora una volta pone in risalto il fondamentale ruolo che la Guardia di Finanza riveste contro ogni crimine di natura economico-finanziaria, nonché il presidio di legalità che con la sua incessante e specialistica il Corpo assicura per il corretto funzionamento del mercato oltre che per gli imprenditori che lavorano nel rispetto delle regole, e che si trovano ad essere danneggiati da sleali forme di concorrenza che traggono forza proprio da fenomeni illeciti come quello dell’evasione fiscale.
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