Guardia di Finanza: Scoperta truffa su corsi di formazione finanziati dal “Piano Nazionale Industria 4.0”

Di Alessandro Margottini               

PARMA. Avrebbero intascato fondi pubblici destinati al finanziamento di attività per la formazione del personale attraverso specifici corsi di aggiornamento professionale mai avvenuti. Questo è quanto hanno scoperto i finanzieri del Comando Provinciale di Parma nei confronti di due società della zona e che ha portato al sequestro di beni per oltre 370 mila euro. Una misura che, oltre alle compagini societarie in questione, colpisce altresì quattro persone fisiche tra le quali un commercialista con studio a Nola (NA).

Ispettore della GDF in attvità di ufficio

Alla scoperta della truffa le fiamme gialle sono arrivate a seguito di verifiche fiscali eseguite nei confronti delle due società (entrambi operanti nel settore dei trasporti su strada nonché riconducibili ad un unico amministratore di fatto); un’attività ispettiva che si è rivolta anche alla disamina dei crediti d’imposta relativi ai corsi di formazione del personale, utilizzati questi in compensazione delle imposte e dei contributi previdenziali per l’anno 2022.

Tali corsi, entrando ancor più nei dettagli della vicenda, trattavano diversi settori connessi alle nuove tecnologie da utilizzare in azienda (big-data, cyber-security, internet e integrazione digitale dei processi aziendali) ed erano tutti previsti dal “Piano Nazionale Industria 4.0”, un ambizioso progetto finanziato con le risorse del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) il quale, tra le sue diverse finalità, ha anche quella della trasformazione digitale delle imprese e l’incentivazione degli investimenti privati in beni e attività a sostegno della digitalizzazione dei processi.

Com’è facile immaginare considerata la portata economica di tale misura di sostegno, le disponibilità monetarie in ballo hanno attirato le “attenzioni” illecite di qualche imprenditore/amministratore, come nel caso in cronaca che ora sfocia nel suddetto sequestro preventivo – finalizzato alla confisca nonché “per equivalente” – che colpisce beni mobili, immobili e disponibilità liquide fino alla concorrenza di quanto illecitamente sottratto.

Secondo la ricostruzione esposta agli inquirenti dagli investigatori della GDF parmense, i rappresentanti delle due imprese avrebbero utilizzato falsi crediti d’imposta generati dall’altrettanto falsa attestazione di avvenuta attività di formazione della propria forza-lavoro, mentre le verifiche condotte dai militari hanno dimostrato una ben diversa realtà con attività formative mai avvenute né in presenza, né a distanza, la predisposizione della documentazione di supporto completamente artefatta dai responsabili con il chiaro fine di giustificare il previsto vantaggio di natura fiscale.

Autopattuglia della GDF di Parma

Una realtà truffaldina fatta anche di falsi registri di presenza dei discenti-dipendenti, di fatture emesse dalla società che avrebbe dovuto somministrare i corsi, di autocertificazioni dei rappresentanti legali delle società beneficiarie nonché delle relazioni stilate dai docenti.

Un disegno frodatorio molto congegnato dunque, ma che è stato comunque scoperto comportando per il commercialista nolano – in concorso con gli amministratori delle due società – l’ipotesi di reato d’indebite compensazioni di crediti d’imposta inesistenti (come previsto dal D.Lgs. n. 74/2000 – “Nuova disciplina dei reati in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto”).

Vale senz’altro la pena ricordare come attività ispettive di questo genere, oltre a tutelare i bilanci e l’Erario dello Stato, mirano a preservare i delicati equilibri di libera e leale concorrenza tra le imprese, i quali vengono ad essere inevitabilmente alterati da condotte criminose di questo genere, peraltro con sottrazioni di preziose risorse che potrebbero essere dirette verso le realtà aziendali più virtuose e innovative.

Resta in ogni caso opportuno specificare come nessun addebito di ordine penale può ancora essere dichiarato nei confronti degli indagati i quali, in applicazione di una precisa garanzia costituzionale, sono da ritenersi presunti innocenti fino ad eventuale e irrevocabile sentenza di condanna.

 

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